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Ordine dei Giornalisti - Consiglio Nazionale
12/11/2022
La presentazione dell’indagine sullo stato della professione del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento.
Due convegni e l’inaugurazione della panchina bianca per la libertà d’informazione
Il primo atto della due giorni di celebrazioni a Trento, per i 50 anni dell’istituzione dell’Ordine regionale del Trentino Alto Adige, si è tenuto a Palazzo Geremia con la presentazione ufficiale delle iniziative e la premiazione degli iscritti e delle iscritte all’Ordine regionale da 40 anni. Oltre alla presidente Elisabeth Anna Mair era presente il vicesindaco di Trento Roberto Stanchina. Per l’occasione hanno partecipato alcuni tra i più giovani e i più anziani iscritti all’Ordine regionale: Ettore Frangipane, iscritto con maggiore anzianità di iscrizione (nel 1959), Andrea Dalla Serra, studente e pubblicista, il più giovane iscritto (20 anni) e Arianna Burato, la più giovane di iscrizione (30 marzo 2022). Un saluto di Mario Antolini, iscritto più anziano (102 anni) è stato letto da Alberto Folgheraiter, iscritto da 50 anni e già presidente del Consiglio di disciplina. In occasione della due giorni è presente a Trento il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Bartoli e una rappresentanza di presidenti e vicepresidenti dei vari ordini delle altre regioni italiane.
Al termine della cerimonia in Comune, in Piazza Dante, di fronte al Palazzo della Regione e a quello della Provincia autonoma di Trento è stata inaugurata la panchina bianca per la libertà d’informazione. Realizzata con la collaborazione dell’Ufficio parchi e giardini del Comune di Trento e con il contributo artistico dell’associazione culturale Studio d’arte Andromeda, la panchina riporta l’incipit dell’articolo 21, uno dei passi fondamentali della carta costitutiva. Il colore bianco è stato scelto per rappresentare idealmente lo spazio aperto e libero di una pagina che ancora deve essere scritta, un invito alla libertà di espressione che non deve subire censure e vincoli. Il colore blu con cui è riportata la Costituzione – oltre a richiamare il colore dell’Ordine – ricorda l’inchiostro, strumento del mestiere dei giornalisti ma anche simbolo di intelletto, verità, fedeltà, costanza, profondità: principi che animano la professione giornalistica.
© ph romano magrone/ODG TAA
Nel pomeriggio di venerdì 11 novembre, nell’Aula Kessler del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale si è tenuto il corso di formazione con crediti deontologici Tra fake news e lotta alla disinformazione: come cambiano le notizie. Sono intervenuti Markus Perwanger, consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti; Giuseppe Alessandro Veltri, professore di Sociologia generale al Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento; Walter Quattrociocchi, professore di Data Science and Complexity al Dipartimento di informatica di Sapienza Università di Roma; Giulia Boato, professoressa di Telecomunicazioni al Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione dell’Università di Trento.
Sabato 12 novembre i lavori sono ripresi al mattino, nella Sala di Rappresentanza della Regione con il convegno 1972-2022. Chi eravamo. Chi siamo. Chi saremo. Cuore delle celebrazioni dei 50 anni dell’Ordine regionale, il convegno propone una riflessione sul passato, il presente e il futuro della professione in Trentino-Alto Adige/Südtirol con dati, testimonianze, protagonisti. Il convegno si è aperto con il saluto introduttivo della, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Trentino-Alto Adige/Südtirol, Elisabeth Anna Mair, del vicepresidente vicario del Consiglio regionale Roberto Paccher, del vicesegretario del Sindacato regionale Trentino-Alto Adige/Südtirol, Patrick Rina, del presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, e del presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti.
© ph Markus Perwanger
La prima sessione, dedicata a Chi eravamo. Una storia di autonomia con un breve ricordo di come è stato istituito l’Ordine regionale e della storia dei primi anni, affidato ai giornalisti Giacomo Santini, Hansjörg Kucera e alla giornalista Margherita Detomas. A seguire la premiazione delle giornaliste e dei giornalisti iscritti da 50 anni. Quindi se è entrati nel vivo dell’oggi, con l’analisi della condizione in cui giornaliste e giornalisti si trovano a lavorare nelle redazioni. La seconda sessione Chi siamo. Una fotografia di oggi, si è aperta con i risultati dell’indagine sullo stato della professione giornalistica promossa dall’Ordine regionale e a cura del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento. I dati e gli spunti emersi sono stati commentati poi in una tavola rotonda moderata da Fabrizio Franchi, consigliere Ordine nazionale dei giornalisti. La riflessione si è quindi spostata sulle prospettive della professione con la sessione Chi saremo. L’informazione cambia: cambiamo il lavoro, introdotta dalla presentazione della seconda parte dell’indagine dedicata al futuro del lavoro giornalistico e dei media. La tavola rotonda di discussione dei dati condotta da Mauro Keller, consigliere regionale e già presidente dell’Ordine regionale. La discussione, allargata al pubblico presente in sala, si è conclusa con l’intervento finale della presidente Elisabeth Anna Mair.
© ph Markus Perwanger
È un grido d’allarme per la professione quello che emerge dall’indagine. La professione giornalistica svolge ancora un forte valore sociale di cassa di risonanza delle istanze delle comunità locali ed è presidio democratico. Ma chi opera nel settore giornalistico trova difficoltà crescenti, sia dal punto di vista della remunerazione e della carriera, sia per quanto riguarda il riconoscimento della professione, la sua autorevolezza nel dibattito pubblico e nella società di oggi. «C’è un grande bisogno di informazione attendibile e non superficiale» ha commentato la presidente dell’Ordine regionale Elisabeth Anna Mair «Come ci ricordano i commenti emersi nell’indagine da parte di colleghi e colleghe, per svolgere il mestiere di giornalista servono passione e capacità professionali ma anche il rispetto della deontologia che è garanzia per lettori, lettrici e pubblico. La nostra professione è sempre più mortificata da condizioni di lavoro stressanti e precariato. Ma una società si misura anche sullo spazio e la protezione della pluralità delle voci dell’informazione».
© ph Markus Perwanger
L’indagine è stata condotta dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento con il coordinamento scientifico del professor Giuseppe Veltri. Il questionario con 40 domande è stato somministrato nell’arco di due mesi – da fine marzo a fine maggio 2022 – a circa 1700 giornalisti e giornaliste, tra cui 695 professionisti e 1020 pubblicisti e poteva essere compilato in italiano o in tedesco.
Le risposte pervenute sono state 708. Tra chi ha risposto, i giornalisti sono il 64%, le giornaliste il 35%. I professionisti sono stati il 48%, i pubblicisti il 52%, i praticanti l’1%. La media di servizio è di 23 anni. La metà di chi ha risposto è in possesso del titolo di laurea, il 29% ha il diploma, il 6% il dottorato e l’1% la licenza media.
Per quanto riguarda l’inquadramento, il 42% di chi ha risposto ha un contratto da dipendente a tempo indeterminato, mentre solo il 4% a tempo determinato. Ampia la platea dei freelance: sono il 54% di cui il 35% con partita iva e il 19% con rapporti di prestazione occasionale. Sul livello di retribuzione, solo 187 giornalisti e giornaliste hanno accettato di rispondere: la retribuzione oraria media è di 22 euro, mentre in quella mensile netta c’è molta varietà, con qualche maggiore incidenza nella fascia tra i 2mila e i 2500 euro (il 27%) e tra 3mila e 4 mila euro (il 19%).
Molti intervistati, in generale, concordano sul fatto che la professione stia perdendo consenso sociale e che l’informazione stia vivendo una stagione difficile in cui la fretta, la concorrenza dei social network e la fatica ad adeguarsi al cambiamento abbia portato a uno svilimento della professione. Forte il segnale arrivato nei commenti da chi è precario per le retribuzioni sempre più basse e l’impossibilità di costruirsi un futuro economico stabile attraverso la professione. Tra i problemi segnalati nelle risposte aperte, il crollo dei compensi legato alla crisi, il crescente abusivismo nella professione, la tendenza nelle redazioni a ricorrere a giornalisti in pensione a scapito di investimenti nei/nelle giovani.
L’indagine ha cercato anche di analizzare il livello di soddisfazione lavorativa dei giornalisti. La maggior parte di chi ha risposto si dice soddisfatto (45%) o molto soddisfatto (18%). Emerge dai commenti una forte passione per il mestiere, per la possibilità di espressione, creatività e autonomia che la professione consente e per il valore che ancora il giornalismo riveste come strumento di ascolto delle comunità e presidio di democrazia. Non mancano però le criticità, non soltanto per quell’11% di chi si sente insoddisfatto. Riguardano soprattutto l’incertezza lavorativa, il mancato riconoscimento professionale e le scarse opportunità di carriera. Secondo gli intervistati, a peggiorare è anche il clima in redazione con disparità di trattamento, tensioni tra chi è contrattualizzato e chi non lo è, forte competitività, carichi di lavoro e stress in aumento. Tra gli elementi emersi anche la persistenza di un divario di genere nella remunerazione, nella distribuzione degli incarichi o nelle opportunità di carriera. Il problema esiste secondo per il 69% di chi ha risposto (e per il 36% sempre o spesso). Una parte dell’indagine è stata dedicata all’analisi delle discriminazioni in redazione. Secondo il 14% di chi ha risposto (96 persone) le discriminazioni esistono e riguardano soprattutto idee politiche, genere, età e condizione professionale. Il 9% di chi ha risposto (67 persone) si dichiara vittima di mobbing in redazione.
La seconda parte dell’indagine, dedicata al futuro della professione si apre con un’analisi dei tempi di lavoro e dello smartworking nelle redazioni. Secondo il 38% si lavora sempre di più rispetto a quanto previsto dal contratto (per il 35% solo a volte di più). Va meglio per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro: le decisioni vengono prese in piena autonomia (per il 41%) o condivise e discusse (39%).
Anche la libertà di espressione è percepita come molto (33%) o abbastanza (33%) presente. Scarsa (per il 37%) l’ingerenza di poteri esterni alla redazione nelle decisioni, ma un 10% la ritiene invece molto presente. L’indagine prosegue con uno sguardo a come è stata vissuta nelle redazioni la transizione verso lo smartworking e come ancora si attua il lavoro agile. Infine una parte è dedicata alle prospettive della professione con un’analisi sulle competenze che saranno necessarie per chi farà giornalismo domani e sull’accesso alla professione.
Un focus sarà dedicato ai media che avranno – secondo i giornalisti e le giornaliste intervistate – più possibilità di resistere alla competizione.
URL pagina: https://www.odg.it/50-anni-dellordine-del-trentino-alto-adige-le-celebrazioni/47228
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