A morire per raccontare e informare, spesso, sono le donne, le giornaliste, le fotoreporter che per testimoniare le atrocità del mondo, accade che ne restino vittime. In occasione della giornata internazionale dei diritti della donna, che ricorre l’8 marzo per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, che le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in ogni parte del mondo, il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti intende ricordare tutte le colleghe che hanno perso la vita per informare, croniste, attiviste dell’informazione che si sono messe in gioco, pagando duramente la loro passione per il giornalismo d’inchiesta, per raccontare le guerre e le ribellioni, gli atti contro la morale e la corruzione.
“La nostra missione è raccontare gli orrori della guerra con accuratezza e senza pregiudizi… abbiamo il dovere di darne testimonianza.” Così amava ricordare Marie Colvin, reporter statunitense uccisa in Siria il 22 febbraio 2012. In un discorso tenuto in un’università a Londra, ad uno studente che le aveva chiesto se valesse la pena rischiare la propria vita aveva risposto: «Molti di voi ora si staranno chiedendo: possiamo davvero fare la differenza? Ho affrontato questa domanda quando sono stata ferita in un’imboscata, in Sri Lanka. La mia risposta oggi come allora è: si, ne vale la pena. All’epoca dei blog, di Twitter, di Internet, siamo connessi costantemente. Ma il giornalismo è rimasto più o meno lo stesso: qualcuno deve andare lì e vedere cosa sta succedendo. La vera difficoltà è avere abbastanza fiducia nell’umanità da credere che i governi, l’esercito o l’uomo della strada avranno interesse a leggere quello che hai scritto, per la stampa, la televisione, o il web. Noi abbiamo questa fiducia. E pensiamo di poter fare la differenza».
Per tutti questi motivi oggi e non solo, il nostro pensiero va a loro: a Lea Schiavi, Graziella De Palo, Ilaria Alpi, Maria Grazia Cutuli, Camille Lepage, Anja Niedringhaus, Regina Martinez Perez, Anna Politovskaya, Marie Colvin, Daphne Caruana Galizia, Dada Vujasinovic, Mursal Hakimi, Sadia, Shanaz, Lourdes Maldonado López, Neneng Montano, Mayada Ashraf, Leyla Yıldızhan (alias Deniz Firat), Naseeb Miloud Karfana, Rubylita Garcia, Elisabeth Blanche Olofio, Kim Wall solo per ricordarne alcune.
E il nostro grazie, oggi più che mai, va a tutte le colleghe (e ai colleghi) che nel mondo continuano a mettere a rischio la propria vita per informarci e continuare a tenere accesi i riflettori sui dolori del mondo.