Autore: Salvatore Patriarca

Editore: Castelvecchi (2019), pag. 72, Euro 11,50

 

Il libro analizza i caratteri di una nuova forma giornalistica, il “popgiornalismo”, partendo dal fenomeno giornalistico rappresentato da “Dagospia”, il sito di Roberto D’Agostino che ha saputo cogliere le possibilità offerte dal mezzo digitale. Al centro di questa recente “declinazione informativa” non c’è più la notizia ma la post-notizia, la necessità cioè di lavorare sulle connessioni e sugli effetti che ogni nuovo fatto, evento o dato determina. Da qui ne conseguono i tratti essenziali dell’approccio “popgiornalistico”: la leggerezza pesante dell’informazione; la conoscenza del quotidiano, come opera aperta; la libera responsabilità del lettore.

A proposito l’Autore precisa che la leggerezza pesante si ripresenta, sotto nuove spoglie, con l’atavico tema della scissione (necessaria) tra la dimensione del “come” da quella del “cosa”. La scelta di una via pop, popolare, fuori dagli schemi, diretta, immediata, che sappia abbassare ogni apparenza di distanza professionalizzante è, a tutti gli effetti, un atto di rovesciamento della forma.  Contare è il cosa, il contenuto, la trasmissione di conoscenza, la capacità di ritrovare i fili connettivi in grado di allargare la comprensione del reale. La leggerezza ironica e disincantata sta nella libertà di scelta delle forme e dei percorsi: non c’è una via stabilita, un’ideologia definita. Conta esclusivamente il percorso, la “pesantezza” del contenuto, che si offre al lettore e chi legge, a sua volta, accoglie come guida per proseguire il proprio cammino informativo.

A sua volta opera aperta vuol dire accettare il processo informativo come un confronto con la realtà ed è, allo stesso tempo, un atto di umiltà e di eccesso. È espressione di umiltà, perché esprime la consapevolezza che non si può ridurre il processo conoscitivo a una serie di fatti fissati e delimitati che non comunicano tra loro, sottratti dall’immaginario e privi di una visione complessiva che regali significatività. E,  per converso, un atto di rivendicazione del primato che spetta nella contemporaneità alla funzione dell’informare, che tiene insieme fatto e simboli, immaginazione e realtà, costruzione reale e letteraria. A tutti gli effetti, un’opera aperta in continua (ri)scrittura con la quale devono prendere le misure tutti coloro che fanno parte del mondo della comunicazione informativa.

Per quanto concerne, infine, la libera responsabilità del lettore, riecheggia, nella rifigurazione dell’era digitale, il sapere aude! kantiano, il coraggio che ogni singolo deve possedere di fronte alla necessità di costruire e usare il proprio sapere. È essenziale intendere questa libertà nel duplice senso che la connota. Da un lato, c’è certamente la libertà come esercizio personale di scelta, come forma di definizione del proprio percorso conoscitivo e dell’uso che se ne vuole fare. Dall’altro c’è però anche l’esigenza di creare e promuovere infrastrutture informative dove la stessa modalità di trasmissione conoscitiva abbia come finalità, tanto la stimolazione di una coscienza critica rispetto a quanto si legge/apprende, quanto la formazione per proseguire in maniera autonoma un proficuo processo di arricchimento connettivo-informativo.

Salvatore Patriarca conclude che “Dagospia” ha indicato la via (italiana) al “popogiornalismo” con continuità, coerenza e crescente successo. C’è sicuramente spazio per esperienze ulteriori della stessa natura. Anzi, con l’avanzare dell’era digitale, diventa sempre più urgente mettere a punto dinamiche comunicative che sappiano muoversi con la stessa velocità con la quale si muove la trasmissione dei dati e, soprattutto, sappiano sviluppare capacità connettive in grado di ricomprendere un sempre maggiore numero di dati-fatti-informazioni.

Salvatore Patriarca, giornalista, è responsabile del portale “Salute 24”-Il Sole 24Ore”. Autore di vari libri, nel 2018 ha pubblicato “Il digitale quotidiano. Così si trasforma l’essere umano”.

 

STAMPA QUESTA PAGINA