Autore: Paolo Mieli

Editore: Rizzoli (2019), pag. 330, Euro 19,50

 

Un tracciato, quello indicato in questo studio, che suggerisce – nelle parole dell’Autore – che “in campo storico le verità definitive, al di là di quelle fattuali e comprovate (ma talvolta neanche quelle), non esistono”.

L’eroico ingresso a Fiume di Gabriele D’Annunzio è stato usato come mito fondativo dei Fasci di combattimento, eppure molti legionari che parteciparono all’impresa non aderirono mai al fascismo. Questo è uno dei trenta episodi di manipolazione della storia che Paolo Mieli smaschera invitando il lettore a diffidare di fonti inattendibili e versioni adulterate. Altre volte sono invece tentativi, più o meno consapevoli o strumentali, d’imporre slittamenti interpretativi e di senso a pagine importanti del nostro passato. Di frequente si riscontra invece un uso politico della (presunta) verità raggiunta. Ecco il filo rosso che collega i saggi qui raccolti: le verità nascoste sono quelle (negate o capovolte) che Mieli indaga con il rigore dello storico e l’acume dell’osservatore inflessibile. Un’analisi che dall’Italia del Novecento, con le sue più ingombranti e fondamentali figure (Mussolini, De Gasperi, Togliatti), attraversa alcuni temi ancora oggi di attualità come il populismo. Fino a gettare nuova luce su personaggi dello scenario internazionale quali Churchill, Stalin, Mao e su passaggi poco conosciuti della storia antica e moderna, dalla rivolta di Spartaco a un altro svelamento, sul terreno della cultura popolare, che riguarda la “Spagnola”, la pandemia che tra il 1918 e il 1920 uccise centinaia di migliaia di persone, tra il 2,5% e il 5% della popolazione mondiale d’allora. La storia vera di questa epidemia – scrive Mieli – è ben oltre e comincia negli Stati Uniti, da poco entrati in guerra, a Camp Funston (Kansas).

Paolo Mieli, allievo di Renzo De Felice e Rosario Romeo, ha diretto il “Corriere della Sera” dal 1992 al 1997 e dal 2004 al 2009.

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