La piattaforma del Consiglio d’Europa per la difesa dei giornalisti ha pubblicato, il 5 maggio, un Alert sulla situazione italiana relativa al carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa. L’Alert si riferisce al rinvio della decisione della Corte Costituzionale in merito al giudizio di legittimità della pena detentiva, rinvio chiesto dal Cnog a fronte di una possibile udienza a porte chiuse, causa pandemia,  che avrebbe limitato il dibattito.

La notizia fa esplicito riferimento alla posizione dell’Avvocatura dello Stato italiano che, nella memoria alla suprema corte, ritiene ammissibile la pena sino a sei anni di reclusione per il reato di diffamazione a mezzo stampa.

“La memoria – si legge sulla Piattaforma – segna un passo indietro rispetto a una serie di iniziative legislative promosse in Parlamento per abolire la pena detentiva nei casi di diffamazione a mezzo stampa”. Si tratta dei progetti di legge in discussione dal 2001 in poi “in seguito a una forte pressione internazionale” e mai giunti all’approvazione definitiva. “La Corte europea dei diritti dell’uomo – ricorda la Piattaforma del Consiglio d’Europa – ha riscontrato che l’Italia ha violato l’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo in merito al mantenimento delle leggi che consentono la pena detentiva per diffamazione, con la sentenza del 2013 Maurizio Belpietro contro Italia e, più recentemente, in quella Sallusti contro Italia del marzo 2019”.

L’Alert  cita sia la posizione del Cnog che quella dell’Osservatorio Ossigeno per l’Informazione che reclamano con urgenza la riforma della norma e la soppressione della pena detentiva.

Link alla notizia integrale in inglese:

https://www.coe.int/en/web/media-freedom/home   

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