Giornalisti minacciati, il fenomeno è sempre più preoccupante. A confermarlo è la fotografia statistica “scattata” al tavolo tecnico del Centro di coordinamento sugli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti, istituito presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, e al quale partecipano rappresentanti del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e della Federazione Nazionale della Stampa.
Nei primi cinque mesi del 2020 gli episodi di intimidazione nei confronti di giornalisti sono stati 83, cioè praticamente quanti erano stati denunciati in tutto il 2019 (87) che, a sua volta, aveva fatto registrare un aumento rispetto al 2018 (se ne erano contati 73). Nel 43% dei casi si è trattato di atti esplicitati attraverso la “rete”. Nel 2018 e nel 2019 quelli compiuti con questa modalità erano stati poco più della metà (24%). Dieci episodi (12%) sono collegati alla criminalità organizzata, 37 ad “ambiti socio-politici” (44%), 36 casi sono invece riconducibili ad altri vari contesti (43%). Le regioni dove si concentra buona parte degli atti intimidatori sono Lazio, Lombardia, Campania, Calabria e Sicilia.
Nell’analisi del dato 2020 è evidenziato che un numero significativo di episodi deriva da condotte seriali, cioè ripetuti con le stesse modalità e la stessa matrice nei confronti degli stessi giornalisti. In particolare ai danni di quattro: Carlo Verdelli, Paolo Borrometi, Fabio Buonfiglio e Eugenio Scalfari.
E’ Facebook il social network sul quale si veicolano di più le minacce: è avvenuto per 37 dei 46 episodi presi in esame tra il gennaio 2019 e il maggio 2020. Seguono mail e messaggi twitter. In altri casi le intimidazioni vengono espresse direttamente sulle pagine on line dei quotidiani come commenti all’articolo del giornalista minacciato. Attualmente i giornalisti sotto scorta sono 20. Un dato a dir poco preoccupante. 

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