Introduzione
Carlo Bartoli
Giornalista, presidente Consiglio Nazionale Ordine Giornalisti
Quali sono i nuovi percorsi del giornalismo con la rivoluzione tecnologica in corso e come cambia il modo di fruire l’informazione professionale. Questi i temi del secondo Rapporto dell’Osservatorio sul giornalismo digitale promosso dal Consiglio nazionale dell’Ordine, temi che si intrecciano con quelli dell’Intelligenza artificiale, dei social media e dei nuovi linguaggi della comunicazione. Il Rapporto si conferma uno strumento prezioso per comprendere i fenomeni in corso ed orientarsi nel vortice delle continue trasformazioni che interessano la nostra professione.
La prima edizione, lo scorso anno, ha mostrato con grande chiarezza le dinamiche della crisi strutturale del sistema editoriale, sia a livello globale che nazionale. Quest’anno, invece, il Report concentra l’attenzione sul “lettore perduto”, ossia sui destinatari finali dell’attività giornalistica e sulle modalità di fruizione dell’informazione, mettendo a fuoco i rischi non solo per il giornalismo ma per il sistema democratico e, allo stesso tempo, individuando opportunità, esperienze e linee di tendenza per un utilizzo consapevole e proficuo delle tecnologie, a partire dall’intelligenza artificiale generativa.
Il Rapporto si sofferma anche sulla recente emanazione di norme per la regolamentazione della IA: dagli ordini esecutivi della Casa Bianca, all’AI Act dell’Unione Europea, passando per le direttive del governo cinese sino a giungere al recente disegno di legge del governo italiano.
Dobbiamo riconoscere che le istituzioni, a partire dalla Commissione europea, questa volta si sono mosse velocemente per far fronte alla necessità di introdurre rapidamente un quadro di regole. Teniamo presente che l’utilizzo della IA non riguarda solo l’informazione giornalistica, ma quasi tutti gli aspetti della vita sociale (sicurezza, sanità, logistica, commercio, attività produttive). Vedremo nel tempo l’efficacia o meno delle norme; resta la nostra attenzione e preoccupazione sul giornalismo.
Oltre alla IA, anche il web e i social media hanno profondamente inciso sulla professione giornalistica determinando profonde trasformazioni nelle forme di accesso all’informazione. Il Report, ad esempio, mette in evidenza come in tutte le fasce di età vi sia una tendenza a un consumo di notizie “più visuale e audiovisivo”. Una tendenza che va di pari passo con l’interesse, soprattutto dei giovani, verso coloro che propongono in video contenuti informativi e di approfondimento, “mettendoci la faccia”. Uno smottamento che spinge il “lettore” a affidarsi meno alla testata giornalistica e più al singolo giornalista (o opinion maker) in video, purché sia riconoscibile e affidabile.
Questo fenomeno ci porta a riflettere sul “declino delle redazioni”, frutto di anni di tagli agli organici e politiche al ribasso, un processo che ha contribuito a una diminuzione della fiducia da parte dei lettori verso i giornali di carta. La domanda di giornalismo, tuttavia, ritorna nella ricerca di figure riconoscibili sui social, in particolare quelli basati sui video come YouTube e Instagram.
Questi elementi sono spunti di estremo interesse per individuare le strade da intraprendere per salvaguardare il giornalismo, inteso come funzione di vigilanza democratica che si manifesta nella ricerca e nel racconto della verità sostanziale dei fatti. Per evitare che la stampa diventi una sorta di riserva indiana per élite sempre più ristrette, mentre il grande pubblico viene fagocitato dallo strapotere delle grandi piattaforme.
Occorre, pertanto, aggiornare continuamente i linguaggi, servono nuove competenze, ad iniziare da quelle riguardanti la IA e la gestione di crescenti volumi di dati. Come Ordine dei giornalisti siamo impegnati in uno sforzo senza precedenti per promuovere una formazione di alto livello degli iscritti all’Albo e per sostenere in tutte le sedi, dalle massime istituzioni a quelle di categoria, che l’unica via per dare un futuro al giornalismo è puntare su un’informazione di qualità. La logica del “clickbaiting” è perdente, lo abbiamo già sperimentato. Pensare di competere inseguendo il taglio dei costi porta solo all’estinzione. Tra l’altro sono già attive numerose piattaforme che, grazie alla IA Generativa, sfornano contenuti e titoli “acchiappaclick”.
Il punto, che viene sottolineato anche nel rapporto, è la sostenibilità economica di una informazione di qualità. Servono risorse, servono giornalisti ben retribuiti, occorrono meccanismi incentivanti a favore dell’utilizzo dei professionisti dell’informazione. Qualcosa si è mosso sul copyright, qualcosa si muoverà – si spera – con Digital Service Act e Media Freedom Act al fine di riequilibrare la distribuzione del valore dei prodotti di informazione. Occorrono, in Italia, nuove regole per il giornalismo. Il Consiglio nazionale, nel luglio del 2023, ha votato all’unanimità una proposta di riforma complessiva della professione, portandola all’attenzione del Parlamento. Occorre, soprattutto, una visione complessiva e una strategia di lungo periodo che metta insieme tutti i soggetti interessati in un’alleanza per il futuro, consapevole che l’informazione è uno dei principali motori di sviluppo.
Anche il Report rimarca il concetto di informazione di qualità: “la battaglia non è per la sopravvivenza dei giornali o dei giornalisti come li conosciamo oggi, ma per la sopravvivenza dell’informazione giornalistica basata su parametri etici e deontologici, senza questa informazione non si può garantire una società democratica”. Il giornalismo cambia pelle in continuazione, usa nuove tecnologie e nuove competenze, eppure il giornalismo resta sempre lo stesso nei suoi fondamentali. Il corretto esercizio della professione fa riferimento ad un’etica dell’informazione che si richiama ai valori fondanti della nostra Costituzione e ai principi della Carta dei diritti dell’Uomo, fatti propri dall’Unione Europea e dalle convenzioni internazionali. Un sistema di valori che trova applicazione pratica nella deontologia professionale, che va adattata ai tempi ma che traccia le linee guida per una narrazione dei fatti completa, verificata e rispettosa delle persone. Sono questi i fondamentali che nessuna macchina può imitare.
È questo il compito di ogni giornalista.
CARLO BARTOLI
Carlo Bartoli, giornalista professionista, è presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Murialdi per il giornalismo.
Insegna Comunicazione giornalistica presso il dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell’Univesità di Pisa.
Ha scritto il libro “Introduzione al giornalismo” e “L’ultimo tabù”, un libro che indaga le modalità con cui media,bloggers e utenti dei social media comunicano e commentano i suicidi ed ha contribuito al volume “Etiche applicate” a cura di Adriano Fabris.
Dal 2010 al 2021 è stato presidente dell’Ordine dei giornalisti della Toscana e dal 2018 al 2021 presidente della Fondazione dell’Odg toscano. Per due mandati è stato consigliere generale dell’lnpgi. In precedenza presidente dell ‘ Associazione stampa toscana (2001-2006) e componente del consiglio nazionale della Federazione nazionale della stampa e della Commissione contratto.
I contenuti di questo documento vengono distribuiti con licenza Creative Commons By
- Condividere — riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare questo materiale con qualsiasi mezzo e formato
- Modificare — remixare, trasformare il materiale e basarti su di esso per le tue opere per qualsiasi fine, anche commerciale.
Il licenziante non può revocare questi diritti fintanto che tu rispetti i termini della licenza