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Ordine dei Giornalisti - Consiglio Nazionale
14/07/2021
Autore: Tomaso Montanari – Andrea Bigalli
Editore: Gruppo Abele (2020), Pag.143, Euro 20,00
Per gli Autori, questo libro è una idea, una specie di sogno. Il sogno che l’arte possa ancora essere capace di liberarci. L’arte figurativa, il cinema, la letteratura, la musica liberano la mente e i cuori, e possono rompere l’assedio del pensiero unico. E’ un potere nascosto, perché secondo l’opinione dominante, anche l’arte sarebbe solo una merce. “Noi invece -sostengono Montanari e Bigalli – pensiamo che sia l’arte l’alleata forse più forte dell’umano”. E’ una rassegna-analisi di venti “grandi opere d’arte”, note e meno note del nostro Paese, nell’arco di tempo di venticinque secoli e in venti regioni. Si va dal Chiostro di Sant’Orso (Aosta) a quando Gesù caccia i mercanti dal Tempio di Giotto (nella Cappella degli Scrovegni, a Padova), dal miracolo della Pietà di Guardiagrele (Abruzzo) a Caravaggio e le strade di Napoli; dai Bronzi di Riace ai murales di Orgosolo.
Pagina dopo pagina, si comprende come studiare l’arte e visitare le sue espressioni serve a diventare cittadine e cittadini. Amare l’arte vuol dire essere attenti al patrimonio culturale comune. Un patrimonio che permette di scoprire che è esistito un passato diverso; e che sarà possibile anche un futuro diverso.
Per Montanari, per esempio, andare oggi a Tuscania significa avere un’altra consapevolezza del tempo, liberarsi dalla dittatura del presente. Camminare tra gli edifici di Tuscania vuol dire trovare nel tempo sospeso, nella storia interrotta di quel luogo, senza eguali, una via per comprendere un tempo (il nostro) che non ama il passato, e ne rigetta la conoscenza. Così anche l’architettura entra nel novero delle arti. Mentre i Murales di Orgosolo dimostrano che perfino sui muri si può scrivere di libertà, anche se essi, di per sé, sono strutture che intenderebbero – nella volontà di chi li costruisce, tra persona e persona e popolo e popolo – impedirla.
Poi c’è l’umanità e il dolore antico della Lucania. Nella tela “Lucania ’61” che Carlo Levi dipinse per rappresentare la Basilicata alla mostra torinese che celebrava il primo centenario dell’unità di Italia. Ma è tutto – scrive Montanari – tranne che una opera celebrativa, come appare evidente dalle parole dello stesso Autore: “Ecco il quadro, guardiamolo ora insieme nelle sue parti in modo semplice e diretto come io spero di averlo dipinto. Ecco davanti a noi è la Lucania con il suo contenuto di umanità, di dolore antico, di lavoro paziente, di coraggio di esistere. Un paese intero vive in quest’opera, nelle vicende e nei volti dei suoi personaggi. Partendo dall’immobilità millenaria, fuori dalla storia, queste persone si affacciano all’esistenza e il loro percorso, come quello del quadro, è, in breve spazio, lunghissimo come un trascorrere dei secoli. Il filo conduttore di questo percorso è Rocco Scotellaro, il poeta della libertà contadina. Ci appare ragazzo col viso lentigginoso, pieno di melanconica speranza; uomo sulla piazza, con i compagni di un mondo che si è aperto…Qua vediamo in particolare il brano della piazza che è colma di gente che ascolta Rocco che parla…L’alba è nuova per questi uomini: eccoli giovani e vecchi, pastori e operai e fanciulli, intenti ad ascoltare e ad ascoltarsi, testimoni e protagonisti…e tra la folla l’autore e i personaggi del Cristo si è fermato ad Eboli (il capolavoro letterario di Carlo Levi, ndr)”.
Per la Liguria, gli Autori considerano la “Maddalena penitente” di Antonio Canova, opera del 1796 (a Palazzo Bianco-Genova). Per Molinari l’opera sembra fatta apposta per smentire gli stereotipi dei manuali di storia dell’arte: che lo presentano come lo scultore che taglia i ponti con la grande stagione del barocco, e attacca sulla storia dell’arte una nuova etichetta, quella del neoclassicismo. Bigalli, in osservazioni più generali, annota che l’artista si pone come fattore di uno sguardo possibile su ciò che esiste, capace quindi anche di ri/creare il reale, indirizzando non solo l’occhio, ma anche la mente e il cuore che vi sottendono. Poi aggiunge che se la visione è limpida, amorosa, la rappresentazione è un servizio all’ulteriore interpretazione, ed essa libera il soggetto che si ritrae e chi guarda. Lo consegna, ci consegna alla storia.
“Arte è liberazione” è un viaggio culturale alla ri/scoperta di opere artistiche particolari delle regioni italiane. Un invito a riflettere sul valore dell’arte e sulle opere proposte.
Il libro è finalista al “Premio Bancarella 2021”.
Tomaso Montanari insegna Storia dell’arte moderna all’Università per stranieri di Siena. E’ Autore di “Cassandra muta. Intellettuali nell’Italia senza verità” (2017).
Andrea Bigalli, pubblicista, è docente all’Istituto Superiore di Scienze Religiose della Toscana e socio dell’Associazione Teologica Italiana. Critico cinematografico, collabora con Radio Toscana.
URL pagina: https://www.odg.it/arte-e-liberazione/40120
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