immagine realizzata con IA Midjourney

REPORT 2024

Giornalismo e intelligenza artificiale: aspetti giuridici e normativi

Deborah Bianchi
Avvocato in diritto dell’internet

Data l’ampiezza della trattazione, il testo è stato suddiviso in capitoli collegati ai pulsanti qui sotto.

LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI DI AUTORE

La violazione dei diritti di autore in ambito di giornalismo e intelligenza artificiale si può inquadrare sotto due profili: il profilo degli outputs rivelatori di addestramento su contenuti riservati e il profilo dell’attribuzione dell’autorialità (alla macchina o all’uomo?).

Copyright. Il caso cinese “GenAI disegna Ultraman”
Innanzitutto parliamo degli outputs, con un caso giudicati da un tribunale cinese.

La causa di NYTimes/Open AI non è l’unico caso vagliato dai giudici. Dall’altro capo del mondo, a febbraio 2024 un tribunale cinese, Guangzhou Internet Court, ha condannato il gestore di un sito web al risarcimento di una somma pari a € 1.300,00 perché il modello GenAI implementato acquistato da terzi generava immagini sottoposte a copyright.

L’immagine della contesa rappresenta un notissimo personaggio dei fumetti denominato Ultraman.

Il titolare dei diritti di autore e di copyright su questo fumetto scopre che un sito web incorporante un modello GenAI produceva outputs immagine quasi identici al personaggio se interrogato di disegnare Ultraman[1].

Oltre alla riscontrata palese lesione dei diritti di autore e di copyright, il tribunale ha dovuto accertare se si potesse configurare la responsabilità del gestore del sito nonostante che il contenuto lesivo fosse stato prodotto dal GenAI acquistato da terzi. Al fine di valutare tale questione, prende in esame le “Misure provvisorie per la gestione dei servizi di intelligenza artificiale generativa” del Governo cinese in vigore dal 15.08.23. In particolare, alcuni articoli stabiliscono dei criteri di valutazione della diligenza minima richiesta per essere sollevati da responsabilità. Questi criteri-base, stabiliti anche nel nostro AI Act, consistono nel fornire:

  • meccanismo per consentire all’autore di segnalare i contenuti illeciti;
  • informativa a tutti gli utenti di astenersi dal compiere qualsiasi azione lesiva;
  • marcatura degli outputs.

Nei fatti è stato provato che tali componenti non esistevano e il giudice ha deciso che il gestore del sito non aveva dimostrato la diligenza minima dovuta nell’acquisto del modello GenAI e nella relativa diffusione al pubblico.

Il modello GenAI implementato non offriva questi rimedi. Pertanto si trattava di un modello illegale.

Un gestore diligente del sito web dev’essere a conoscenza della necessità del meccanismo di segnalazione, dell’Informativa e della marcatura. Ove acquisti un modello GenAI sprovvisto di tali componenti adotta un comportamento non diligente e quindi può essere considerato responsabile dell’illecito insieme ai fornitori del modello.

A livello operativo, risulta interessante vedere graficamente come avrebbe dovuto presentarsi l’interfaccia del modello GenAI per essere in regola. Open AI sta implementando questa funzionalità e possiamo averne un esempio limitatamente al meccanismo di segnalazione visitando il sito

 

Copyright. I casi americani contro Open AI.
La famosa e già ricordata causa di The New York Times contro OpenAI attualmente in corso è stata preceduta e succeduta da altri casi di rivendicazione del copyright contro il modello GenAI. Si tratta di cause-fotocopia promosse da autori e artisti contro OpenAI oppure contro Meta che sostengono la violazione del copyright da parte di ChatGPT in quanto avrebbe utilizzato per l’addestramento contenuti riservati senza chiedere l’autorizzazione. La causa di Sarah Silverman risulta rappresentativa di questo tipo di controversie di cui una attivata anche dall’Authors Guild[2] (associazione di categoria americana degli autori) in rappresentanza di 17 autori statunitensi, tra i quali John Grisham, George R.R. Martin (autore della saga “Il trono di spade”) e Jonathan Franzen.

Nel giugno 2023, prima di attivare l’azione, The Authors Guild aveva scritto una lettera aperta (la “Lettera aperta”) rivolta a OpenAI e ad altre importanti aziende tecnologiche per proporre di stipulare un accordo di licenza affinchè fosse riconosciuto agli autori un equo compenso per l’uso delle loro opere. Nessun accordo fu trovato e quindi venne attivata la class action.

Sarah Silverman[3], comica conosciuta negli Stati Uniti, aveva attivato insieme a Christopher Golden e Richard Kadrey una causa per violazione del copyright nei confronti di OpenAI sostenendo che quest’ultima si fosse addestrata anche su contenuti dei loro libri sottoposti a copyright.

Il giudice Martinez-Olguin, assegnatario del giudizio, si è unito ad altri giudici federali che finora hanno respinto le accuse secondo cui l’output dei sistemi di intelligenza artificiale generativa viola i diritti dei titolari del copyright le cui opere sono state presumibilmente utilizzate per addestrarli.

I tribunali non hanno ancora affrontato la questione centrale ovvero se l’uso non autorizzato da parte delle aziende tecnologiche di materiale raschiato da Internet per addestrare l’IA violi i diritti d’autore su larga scala. OpenAI, Microsoft e altre aziende hanno affermato che la loro formazione sull’IA è protetta dalla dottrina del copyright del fair use e che le cause minacciano la fiorente industria dell’IA. OpenAI ha sostenuto che l’output di ChatGPT non è abbastanza simile ai libri degli autori da violare i loro diritti d’autore. Il giudice Martinez-Olguin ha emesso la decisione in data febbraio 2024 e ha concordato con la tesi di OpenAI stabilendo che gli autori non sono riusciti a provare che i risultati o un particolare risultato di Chat GPT è sostanzialmente simile – o del tutto simile – ai loro libri.

Allo stato, sappiamo che sono piovute su OpenAI altre cause[4] nel febbraio 2024 attivate separatamente da The Intercept[5] individualmente e da Raw Story e AlterNet insieme[6] presso il distretto meridionale del Tribunale di New York. Stante la poca fortuna delle tesi sostenute da Sarah Silverman, lo studio legale Loevy&Loevy ha cambiato strategia puntando sulla violazione dei sistemi di Digital Rights Management (DRM) contemplata nel Digital Millennium Copyright Act (DMCA 1998). Il Digital Millennium Copyright Act vieta la rimozione delle informazioni su autore, titolo, copyright e termini di utilizzo dalle opere protette dove c’è motivo di sapere che indurrebbe, consentirebbe, faciliterebbe o nasconderebbe una violazione del copyright. A differenza delle richieste di violazione del copyright, che richiedono ai proprietari del copyright di incorrere in costi significativi e costi di registrazione spesso proibitivi come prerequisito per far rispettare i propri diritti d’autore, una rivendicazione DMCA non richiede registrazione:

“3. In recognition that emerging technologies could be used to evade statutory protections, Congress passed the Digital Millennium Copyright Act in 1998. The DMCA prohibits the removal of author, title, copyright, and terms of use information from protected works where there is reason to know that it would induce, enable, facilitate, or conceal a copyright infringement. Unlike copyright infringement claims, which require copyright owners to incur significant and often prohibitive registration costs as a prerequisite to enforcing their copyrights, a DMCA claim does not require registration” (Causa Raw Story Media inc. e Alternet Media inc./OpenAI, Case 1:24-cv-01514, 28.02.24)

 

Tribunale del Distretto di Columbia, 18.08.2023:”Autorialità umana requisito fondamentale del diritto d’autore”.
Nessun accesso all’iscrizione all’Ufficio Copyright USA per un’opera interamente eseguita da Al.

Stephen Thaler, dopo aver creato l’algoritmo Creativity Machine, aveva tentato di registrare presso l’Ufficio del Copyright degli Stati Uniti il copyright per l’immagine “A recent entrance to’ Paradise” generata dall’intelligenza artificiale del suo algoritmo Creativity Machine. L’Ufficio Copyright statunitense aveva rigettato l’istanza in quanto non era possibile attribuire la qualifica di autore a una macchina. Thaler allora si era rivolto al giudice che comunque ha dato ragione all’Ufficio del Copyright.

Questa è la prima pronuncia americana che decide in modo chiaro sul tema. Il giudice Howell ha dichiarato in sentenza che “indubbiamente ci stiamo avvicinando a nuove frontiere nel diritto d’autore poiché gli artisti inseriscono l’intelligenza artificiale nella loro << cassetta degli attrezzi>> da utilizzare nella creazione di nuove opere visive e altre opere artistiche”.

Questa sentenza si dimostra perfettamente in sintonia con l’orientamento che si sta delineandol a livello globale nonostante la forte differenza tra i vari sistemi giuridici. Si pensi che la Raccomandaziome UNESCO “Recommendation on the Ethics of Artificial Intelligence” del Novembre 2021 ai paragrafi 42 e 43 stabilisce che “la responsabilità etica per le decisioni e le azioni basate in qualsiasi modo su un sistema di lA dovrebbe essere sempre, in ultima analisi, attribuibile agli attori dell’IA corrispondente al loro ruolo nel ciclo di vita del sistema di IA” e richiedere una supervisione e misure adeguate per garantire la accountability dei sistemi di intelligenza artificiale e dei loro impatti. Questa raccomandazione viene richiamata nei fondamenti giuridici alla base della risoluzione ONU sull’intelligenza artificiale intitolata “Cogliere le opportunità di sistemi AI sicuri, protetti e affidabili per lo sviluppo sostenibile[7] approvata il 21 marzo 2024.

DEBORAH BIANCHI

L’Avv. Deborah Bianchi è specializzato in diritto dell’Internet dal 2006. Opera da 15 anni in consulenza e tutela: diritto all’oblio, web reputation e brand reputation, cyberbullismo, cyberstalking, diffamazione on line. Svolge incarichi di DPO e di consulenza e adeguamento al GDPR 2016/679. Scrive per le riviste giuridiche de Il Sole 24 Ore, Giuffrè, Giappichelli. E’ autore dei libri: Internet e il danno alla persona-Giappichelli;Danno e Internet. Persona, Impresa, Pubblica Amministrazione-Il Sole 24 Ore;Difendersi da Internet-Il Sole 24 Ore;Sinistri Internet. Responsabilità e risarcimento-Giuffrè. E’ formatore in corsi e convegni

NOTE A LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI DI AUTORE

[1]AI disegna Ultraman: i tribunali cinesi hanno emesso la prima sentenza effettiva al mondo sulla violazione del copyright da parte di servizi di intelligenza artificiale generativa” – Wang Jun, Feng Liange 2024-02-26

[2] Causa Authors Guild, Case 1:23-cv-08292, depositata il 19.09.2023 presso il Distretto meridionale di New York

[3] Causa Silverman/OpenAI Inc., District Court, N.D. California –

[4]Crescono le cause contro OpenAI per la violazione del copyright”, di Interskills – Redazione|29 Marzo 2024,

[5] Causa The Intercept Media inc./OpenAI, Case 1:24-cv-01515, 28.02.24,

[6] Causa Raw Story Media inc. e Alternet Media inc./OpenAI, Case 1:24-cv-01514, 28.02.24,

[7]General Assembly adopts landmark resolution on artificial intelligence

Ms. Thomas-Greenfield noted that the resolution was designed to amplify the work already being done by the UN, including the International Telecommunication Union (ITU), the UN Educational, Scientific and Cultural Organization (UNESCO) and the Human Rights Council. “We intend for it to complement future UN initiatives, including negotiations toward a global digital compact and the work of the Secretary-General’s high-level advisory body on artificial intelligence”

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