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Ordine dei Giornalisti - Consiglio Nazionale
28/04/2022
Giornalismo, verità e ordinamento professionale è stato il tema dell’incontro formativo promosso dalla Fondazione Paolo Murialdi e svoltosi presso la sede della Fnsi a Roma. Oltre al presidente del Cnog Carlo Bartoli vi hanno partecipato Vittorio Roidi, autore del libro “Nel segno della verità” e presidente del consiglio di disciplina dell’Ordine del Lazio, il sottosegretario all’editoria Giuseppe Moles, il sottosegretario alla giustizia Francesco Paolo Sisto e il segretario della Fnsi Raffaele Lorusso.
Al centro della discussione i cardini normativi della professione giornalistica e la inadeguatezza della legge sull’ordinamento professionale, sostanzialmente ferma al 1963 e che necessita, a detta di tutti i partecipanti, di interventi urgenti di revisione, pur restando validi i principi generali ispirati alla libertà di informazione stabilita dall’articolo 21 della Costituzione.
“Le legge 69 del 1963 – ha affermato Carlo Bartoli – regola in maniera molto dettagliata ogni passaggio della vita ordinistica, in questo modo è divenuto una sorta di ‘cappio’ per la professione, con norme ormai vetuste per cui è improrogabile un intervento radicale di riforma. Servono nuove regole che guardino al futuro del giornalismo. La revisione delle norme richiede una legge e la proposta va costruita insieme a tutti i soggetti che intervengono nei processi dell’informazione: i giornalisti, ovviamente, ma anche gli editori e gli istituti di categoria, tenendo ben presente i tumultuosi processi di innovazione tecnologica in corso.
Il cuore del problema è cosa vuole fare l’Italia del bene ‘informazione’ che è, e sarà sempre di più, la risorsa strategica del futuro. In questo quadro serve, quindi, una riforma dell’Ordine che abbia una visione ampia sui nuovi scenari dell’informazione e che porti avanti l’orologio della nostra professione. Siamo in un contesto in cui occorre più informazione professionale, attenta, corretta e verificata. Lo abbiamo visto con la pandemia, lo vediamo oggi con la guerra. L’informazione professionale è garanzia di democrazia e di libertà.”
“L’informazione seria e corretta è un diritto fondamentale dei cittadini, un interesse nazionale, un bene pubblico da tutelare, difendere e sostenere”. Lo ha detto il sottosegretario all’Editoria, Giuseppe Moles, “Il settore dell’editoria è in crisi da anni, ma c’è una buona notizia: i giornali soffrono, ma la buona informazione è sempre più richiesta. C’è ancora un ruolo fondamentale che giornali e giornalisti possono svolgere. Il governo – ha aggiunto Moles – “non è sordo alle sollecitazioni del mondo dei giornalisti, la cui attività di mediazione è fondamentale e insostituibile. Se la disinformazione è il nemico da combattere, lo si può fare solo con l’impegno di tutti gli attori coinvolti. Perché la crisi dei giornali non è un dramma privato di editori e giornalisti, ma un problema di ogni società civile”.
Ampia disponibilità al dialogo è giunta anche dal sottosegretario alla giustizia Francesco Paolo Sisto: “Governo e giornalismo devono avere un dialogo intenso, al fine di portare avanti risultati concreti, perché – ha aggiunto Sisto – la buona informazione e il lavoro importante dei giornalisti non è solo fine a se stessi, ma è un servizio fondamentale per tutti i cittadini. E’ pertanto necessario che venga svolto nel migliore dei modi e nel rispetto degli equilibri fra le varie libertà e i vari diritti sanciti dalla nostra Costituzione. E’ fondamentale il diritto alla libertà di informazione così come è fondamentale quello del rispetto della onorabilità delle persone. Lavoriamo insieme per il bene di tutti.”
“Stiamo attraversando oggi una transizione al digitale che non è pensabile affrontare con gli strumenti previsti da leggi vecchie come la 416 del 1981 o la legge istitutiva dell’Ordine che ha ormai 60 anni. Ma fare le riforme in questo Paese non è facile», ha affermato il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso.
«Stiamo ancora parlando di professionisti e pubblicisti – ha proseguito – in un’epoca in cui in redazione sono entrati gli algoritmi. Serve un cambio di passo nell’organizzazione del lavoro, ma per fare questo occorre un confronto con gli editori che al momento manca. Dalla crisi non si esce svuotando le redazioni con i pensionamenti anticipati e facendo in modo che l’informazione venga sempre più affidata a chi non ha diritti.”
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