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“Giornalisti o giudici”: presentato il volume di Roidi e Grighi - Ordine Dei GiornalistiOrdine Dei Giornalisti

Ordine dei Giornalisti - Consiglio Nazionale

“Giornalisti o giudici”: presentato il volume di Roidi e Grighi

23/03/2018

Due casi di cronaca, l’omicidio di Meredith Kercher a Perugia e quello di Chiara Poggi a Garlasco e il modo in cui sono stati raccontati dai media, sono il tema del volume “Giornalisti o giudici” (edito da Rai Eri)  scritto dai colleghi  Vittorio Roidi e Lorenzo Grighi.
Il volume è stato presentato nella sede del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Sono intervenuti, oltre agli autori, il presidente del Cnog Carlo Verna  e il cronista Paolo Gambescia.

Nel libro gli autori si domandano se le due storie siano state per così lungo tempo al centro dell’opinione pubblica per l’efferatezza dei due delitti o perché i media abbiano da subito concentrato l’attenzione sugli assassini. Viene, così messo in evidenza come spesso la linea che separa il buon giornalismo da un’informazione scorretta diventi sempre più sottile.
Il giornalismo si è evoluto, soprattutto con le nuove tecnologie, cambiano le espressioni della professione e le piattaforme, ma la funzione della professione  rimane quella della validazione della verità e verifica assoluta delle fonti” ha ricordato Carlo Verna.
Nei due casi di cronaca  molti giornalisti hanno preso le notizie principalmente dai pubblici ministeri e spesso le storie diventano intrattenimento dando luogo a forme di pseudo giornalismo. Il dovere dei giornalisti è quello di non fermarsi mai nella ricerca della verità” ha affermato Vittorio Rodi, cronista di nera per tanti anni.
Lorenzo Grighi, giornalista Rai ha aggiunto che “la cronaca nera deve tornare ad essere raccontata dai professionisti dell’informazione e non deve alimentare la morbosità umana, come accade nei contenitori di infotainment in tv”. “Se non ci sono novità – ha aggiunto – non è possibile continuare a parlarne quotidianamente raccontando  le cosiddette svolte nelle indagini”.

Per Paolo Gambescia, già direttore del Messaggero, “il bravo giornalista deve avere le gambe, il cuore e  il cervello. E’ un mediatore che ha come obiettivo la ricerca della verità

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