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Ordine dei Giornalisti - Consiglio Nazionale
16/03/2018
Autore: Vittorio Roidi, Lorenzo Grighi
Editore: Rai Eri (2018), pag.149, Euro 16,00
La legge dichiara che trovare la verità è il primo dovere dei giornalisti, ma quanti appaiono determinati a cercarla e quanti decidono che è più facile pubblicare ricostruzioni su ipotesi, illazioni, testi personali, in prevalenza “colpevoliste”?
Su questo tema, Vittorio Roidi e Lorenzo Grighi – due generazioni di giornalisti a confronto – esaminano le modalità con cui la cronaca nera tratta i suoi protagonisti, sottoponendoli a un processo mediatico prima ancora che giudiziario, in un saggio che è, al contempo, un “atto di accusa” contro le derive del giornalismo e un “manifesto” sui principi di una informazione corretta.
Se “il buon giornalismo è la fatica del cercare, del documentarsi, del controllare, senza paraocchi e in modo indipendente”, che cosa è successo nei media, nel caso dell’omicidio di Meredith Kercher (a Perugia) e di Chiara Poggi (a Garlasco)? I due casi, presi in esame dagli Autori, presentano conclusioni opposte, ma anche molte analogie: i due principali indagati, Raffaele Sollecito, nel primo caso, e Alberto Stasi, nel secondo, sono stati subito valutati nei reportage come “colpevoli”, senza rispettare quel diritto alla presunzione di non colpevolezza che, secondo la legge italiana, deve essere riconosciuto a ogni imputato, sempre e comunque.
“Leggendo questo libro – scrive Antonio Bagnardi nell’introduzione – proverete, talvolta, sentimenti controversi. Penserete che gli Autori siano troppo indulgenti con i colpevoli, che si impaludino con una pietas mal riposta. Ma il punto è proprio questo: quando, anche per un giornalista, un sospettato, un indagato è colpevole?”.
La risposta di Bagnardi è che non lo è certo nel divenire del processo. Non lo è certo in ragione dell’affastellarsi della vox populi, delle impressioni, delle suggestioni, dei rigurgiti lombrosiani. E soprattutto precisa che è questa la piaga denunciata in queste pagine: mai il sospettato può coincidere con il colpevole solo perché a ritenerlo “colpevole” è la pubblica accusa nel “vivo farsi, nell’acerbo farsi, del processo”.
Questi i punti-chiave dei capitoli: Due ragazzi innocenti e Tortora, il paragone è sbagliato (nel 1°); Colpevoli, Innocenti, Di nuovo colpevoli e Assolti in via definitiva (nel 2°); Va in onda il “Garlasco show” e Se si fossero sbagliati? (nel 3°); Il diritto di cronaca, La trasparenza dell’uomo pubblico e Il codice dei processi in Tv (nel 4°); Cambiare ma nessun bavaglio, Verità nel rispetto delle regole e Quale giustizia, quali notizie (nel 5°).
Vittorio Roidi è stato caporedattore del “Gr1” diretto da Sergio Zavoli, capocronista e successivamente caporedattore centrale ed editorialista del “Messaggero”; ed è stato Presidente della Federazione Nazionale della Stampa e Segretario dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti. Lorenzo Grighi è redattore e inviato della trasmissione “Petrolio” (Rai 1).
URL pagina: https://www.odg.it/giornalisti-o-giudici-quando-la-cronaca-trova-il-colpevole-prima-della-sentenza/29555
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