Autore: Armando D’Alterio
Editore: Guida (2020), pag.282
“Chi era Giancarlo Siani?
Anzi, chi è.
Ho cominciato a chiamarlo per nome dopo il suo omicidio.
La morte me lo ha reso un punto di riferimento.
Uno che lascia il segno, presente anche quando non c’è più”.
Armando D’Alterio
La sera del 23 settembre 1985, Giancarlo Siani fu ucciso sotto casa, mentre era ancora al volante della sua Mehari. Da pochi giorni aveva compiuto ventisei anni. Giancarlo era “corrispondente” da Torre Annunziata, la cittadina vesuviana che lo ha visto impegnato sino alla fine dei suoi giorni, come attento lettore degli avvenimenti e solerte denunciatore di quanto avveniva nella vita civile e sociale dell’antico centro industriale. Giancarlo aveva il coraggio di riferire tutto dalle colonne del giornale. Le tematiche dei suoi servizi e delle inchieste sono molteplici; scorrendo i titoli dei suoi articoli è evidente l’impegno per due problemi: droga e camorra. Su questi filoni insisterà, comunicando con articoli i non pochi segreti scoperti.
“Aveva capito, vista l’evidenza e gravità del fenomeno, la pericolosità della commistione Palazzi e mafia, all’epoca in larga parte misconosciuta”, testimonia Armando D’Alterio, oggi Procuratore generale a Potenza, in questo documento che sembra “un romanzo, rigoroso e avvincente”. In cui, per la prima volta, quel giudice ricostruisce tappe, ostacoli ed emozioni dell’inchiesta che ha condotto da Pubblico Ministero e che, nella corsa contro il tempo, quindici anni dopo il delitto – come ricordano Ottavio Ragone e Conchita Sannino, curatori di queste pagine – riesce ad assicurare alla giustizia mandanti ed esecutori dell’assassino.
L’omicidio di Giancarlo Siani si inserisce nella storia di questo Paese. È un fatto storico. Per la sua genesi, che si ricollega a dinamiche e strategie criminali emblematiche dell’epoca. Per le conseguenze rilevanti che produsse. Per i profili sociologici che chiamano in causa, aggiunge D’Alterio, in questo libro inedito che “la Repubblica” ha pubblicato. Per condividere una vicenda esemplare, soprattutto con i suoi più giovani lettori. “Era un ragazzo, eppure Giancarlo è stato un maestro”: lo definisce con “Repubblica” Federico Cafiero de Rhao, Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, com’è ricordato nell’introduzione.
Scrivere tra Torre Annunziata e Castellammare di Stabia negli anni ’80, nei territori della provincia di Napoli più profondamente inquinati dalla criminalità organizzata – precisa Maurizio Molinari, direttore de “la Repubblica”, nella presentazione – richiedeva passione civile, impegno, volontà di incalzare il potere politico e di denunciare la violenza camorristica. Giancarlo l’aveva capito e non per questo si ritraeva. Montanari aggiunge che in un ambiente così cupo e ostile quel ragazzo spaventava perché incontrollabile, dava fastidio. “Abbiamo la stampa addosso”, si lamentava il Sindaco di Torre Annunziata dell’epoca, espressione che è stata scelta come titolo di questo libro, d’intesa con l’Autore.
Siani era appunto “la stampa addosso”. Lui così giovane già incarnava il giornalismo d’inchiesta, incalzante, inflessibile nella denuncia, una minaccia per un potere intimorito e rabbioso. Con la testimonianza del magistrato D’Alterio, Autore dell’inchiesta che ha condotto mandanti e assassini all’ergastolo con sentenza definitiva, è offerto ai lettori de “la Repubblica” l’ultimo tassello di una storia tragica ed esemplare, il racconto inedito e appassionante di una indagine condotta con sobria efficacia e febbrile spirito investigativo.
Nel ricordo del fratello Paolo, è sottolineato che vale la pena di andare a rileggere gli articoli di Giancarlo alla luce dei fatti che Armando D’Alterio racconta nel libro, in quegli articoli c’è tutto il coraggio di un ragazzo che vedeva “il male”, vedeva in faccia la camorra.