Autore: Giancarlo Siani
Editore: IOD (2020), pag.XXXI-873, Euro 35,00
“La testimonianza di vita di questo giovane giornalista che con passione, accuratezza e completezza trasmetteva, dalle sue indagini, coraggiose parole di verità, deve essere di esempio non solo per coloro che vogliono accostarsi a questa professione, ma per tutti i ragazzi alla ricerca di modelli positivi…”
Dalla Presidenza della Repubblica Italiana
A rileggere tutti gli articoli, che qui si presentano, si ha l’impressione di scorrere il diario di Torre Annnunziata – annota Raffaele Giglio, che ha curato questa raccolta – scritto da un suo attento e solerte cittadino, che nel riferire dei mali auspica il ritrovamento della medicina più opportuna per debellare le malattie. Giancarlo – aggiunge Giglio – svolge encomiabilmente il proprio ruolo di cronista: vede, ascolta, registra, riporta e, talora, ma senza assumere toni aspri, interviene a esprimere la propria opinione, non c’è problema che egli non abbia affrontato; la vita sociale, politica, economica, come anche quella del malaffare, per lui non avevano segreti, riusciva sempre a leggere nel modo giusto le proteste dei cittadini e degli operai, degli anziani e degli studenti, dei pensionati e dei disoccupati, dei commercianti e dei drogati. In queste annotazioni c’è tutto Siani, la sua professionalità e lo spirito delle sue parole. “Le parole di una vita”, con le quali il curatore ha titolato questa raccolta dei suoi scritti: dal primo (Da grande voglio fare il giornalista) del luglio 1979 fino all’ultimo del 22 settembre 1985 per “Il Mattino” di Napoli (Nonna manda il nipote a vendere l’eroina).
La sera del 23 settembre 1985 Giancarlo Siani fu ucciso sotto casa, mentre era ancora al volante della sua Mehari. Da pochi giorni aveva compiuto 26 anni. Giancarlo era “corrispondente” da Torre Annunziata, la cittadina vesuviana che lo ha visto impegnato sino alla fine dei suoi giorni, come attento lettore degli avvenimenti e solerte denunciatore di quanto avveniva nella vita civile e sociale dell’antico centro industriale. Giancarlo aveva il coraggio di denunciare tutto dalle colonne del giornale. Le tematiche dei suoi servizi e delle inchieste sono molteplici; scorrendo i titoli dei suoi articoli è evidente l’impegno per due problemi: droga e camorra. Su questi filoni insisterà, comunicando con articoli i non pochi segreti carpiti.
Dopo otto anni di indagini e processi, si venne a capo delle cause che spinsero mani della malavita a togliere la vita a un giovane che aveva voglia di cambiare il mondo, di rendere più serena la vita degli emarginati, che amava lottare perché la società potesse cambiare in meglio.
Nella sua testimonianza, Carlo Verna, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, evidenzia la straordinarietà di Giancarlo Siani, la cui passione e deontologia – che lo hanno messo nelle condizioni di sacrificare la propria vita – devono costituire esempio, non solo per chi fa giornalismo, ma anche per chi svolge altre professioni. Il messaggio, per Verna è: “Amate il lavoro che fate, e fatelo con una coscienza che va al di là di ogni legittima paura”.
Post scriptum
Come postfazione è riportata una commovente lettera di Paolo Siani al fratello Giancarlo. In epigrafe allo scritto una parte di una delle numerose lettere che i ragazzi delle scuole della Campania gli hanno inviato. Paolo Siani scrive: “Ne ho ricevute tante in questi anni, tutte belle e scritte con il cuore, ma quello che mi fa sempre commuovere, quando le leggo, è il fatto che i ragazzi di oggi ti sentono molto vicino, ne parlano come se ti avessero conosciuto e invece nessuno di loro era ancora nato, quando ci fosti barbaramente sottratto… La tua storia, Giancarlo, la tua triste storia è diventata uno strumento per parlare di legalità, e oggi sei un simbolo credibile per i nostri giovani”.
La lettera si conclude con il seguente Post scriptun: Dopo 21 anni dalla sua morte e dopo una prima pubblicazione di una parte dei suoi articoli, l’Associazione Giancarlo Siani ha deciso di dare alla stampa tutta la sua opera, tutto ciò che in quei pochi anni in cui è riuscito a fare il giornalista, ha scritto su vari giornali, ma soprattutto sul “Mattino”, che negli anni Ottanta era il giornale della città.
Per tutti i giovani che volevano diventare giornalisti, riuscire a scrivere sul “Mattino”, entrare nelle austere stanze di via Chiatamone, sedere alla scrivania accanto a grandi nomi del giornalismo rappresentava un sogno, per molti irraggiungibile. Giancarlo stava realizzando il suo sogno, era entrato in redazione, dopo una lunga gavetta a Torre Annunziata, in punta di piedi, con discrezione, aveva subito legato con i più giovani, con i quali si confrontava. Cresceva, si divertiva e imparava a fare il giornalista, a Napoli.
La pubblicazione di tutti i suoi scritti giornalistici vuole essere un modo per raccontare, attraverso le parole di un giovane, la Napoli degli anni Ottanta con tutte le sue contraddizioni, violenze, omertà; una Napoli difficile e molto diversa da quella di oggi. L’idea di Giancarlo e di tanti in quegli anni era di riuscire a cambiare questa città anche attraverso le pagine di un giornale, con un lavoro attento di ricerca, di denuncia, ma senza inutili eroismi.
Avete letto di scuola, di lavoro, di vacanze, di disoccupati, di droga, di progetti di recupero dei tossicodipendenti, di manifestazioni di piazza, di stragi, di degrado ambientale, di camorra, di sport, di politica buona e di quella corrotta, di muschilli e di studenti anticamorra.
Avete letto le parole di una vita, scritte nude e crude, senza protezioni, proprio come la sua Mehari.
A tutti i ragazzi, che da grande vorranno fare i giornalisti e che avranno tra le mani quest’opera, mi piace ricordare la frase che Mimmo Paladino ha inciso in una scultura dedicata a Giancarlo e che è conservata nella sala riunioni del “Mattino”: “Giancarlo Siani cronista de Il Mattino ucciso per colpire la libertà di stampa”. (Paolo Siani)