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Ordine dei Giornalisti - Consiglio Nazionale
22/05/2020
È morto all’età di 77 anni Claudio Ferretti, storico giornalista Rai. Figlio di Mario, commentatore delle leggendarie pedalate di Fausto Coppi, Ferretti inizia il suo percorso in Rai nel 1963 come radiocronista e diventa, nel 1966, una storica voce del programma radiofonico Tutto il calcio minuto per minuto.
In qualità di inviato ha commentato anche altri sport come il ciclismo e il pugilato.
E’ stato tra i conduttori del Tg3 di Sandro Curzi. Tra le sue altre rubriche e trasmissioni di successo, Anni Azzurri e Telesogni. Poliedrico e curioso, e’ stato anche autore con Barbara Scaramucci di un apprezzato libro sulla storia della Rai.
L’Azienda di Viale Mazzini ne ha ricordato la competenza, la passione e la grande professionalità che lo hanno contraddistinto come grande esempio di giornalista del Servizio Pubblico.
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Il ricordo del presidente Carlo Verna e del segretario Guido D’Ubaldo
Un altro pezzo di storia del giornalismo che se ne va. Il mondo dello sport e non solo piange Claudio Ferretti. Dopo Ameri, Ciotti, Provenziali e Forma, perdiamo un’altra voce storica di “Tutto il calcio minuto per minuto”, appuntamento radiofonico con il quale sono cresciute migliaia di generazioni.
Claudio, romano, 77 anni, figlio di Mario Ferretti che nel 1949 durante una tappa del Giro d’Italia coniò la frase “un uomo solo al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Fausto Coppi”, iniziò il suo percorso in Rai nel 1963.
Una vita dedicata allo sport. Tre anni dopo era già parte integrante della storica trasmissione radiofonica.
Negli anni ’80 iniziò a collaborare con la televisione dove ebbe modo di condurre diverse trasmissioni sportive, quali “E’ quasi goal”, “Anni azzurri”, “Telesogni” e “L’una italiana”. Nella sua carriera seguì il calcio, la boxe (sua la radiocronaca del primo match tra Benvenuti e Monzon) e il ciclismo. Proprio le due ruote gli regalarono le emozioni più belle. Dal 1998 al 2000 condusse il Processo alla Tappa. Quando Biscardi lasciò il Tg3 ne assunse la direzione e diede la linea di raccontare lo sport più in chiave sociale e culturale. Nacquero pagine molto belle e nuove, con il racconto delle gesta dei campioni contestualizzate nella vita del Paese. Portò al Tg3 Enrico Lucci e Sigfrido Ranucci, convinto com’era che lo sport andasse raccontato in modo diverso.
Lo sport gli stava stretto e dopo anni passò alla redazione cultura del Tg3. Aveva una preparazione universale, era un grande appassionato di Caravaggio e conosceva come pochi le chiese di Roma, di cui raccontava la storia con orgoglio. Poi il ritorno allo sport nel 1993.
Claudio Ferretti aveva uno stile inconfondibile, si poneva di fronte al radioascoltatore o al telespettatore con il garbo di un galantuomo. Un esempio per chi vuole avvicinarsi a questa professione.
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