di Lelio Simi
Da circa quattro lustri il ciclo di aggregazione e disaggregazione delle piattaforme digitali investe e rivoluziona interi settori industriali, dal trasporto pubblico (con app come Uber) a quello del turismo (con app come Airbnb), colpendo anche le industrie dei media, compresa quella dei giornali e delle notizie.
Non soltanto il formato “monoblocco” del giornale è stato frammentato — in singoli articoli consegnati, pezzo per pezzo, via social media e riassemblati poi in grandi aggregatori come Google News o Apple News — ma il ciclo digitale bound/unbound ha disaggregato anche la “professione” giornalistica abilitando potenzialmente chiunque a diventare un “fornitore di servizi di informazione” in modalità del tutto simile a come (potenzialmente) è stato abilitato chiunque a diventare un “fornitore di trasporto pubblico” o un “fornitore di un alloggio temporaneo”.