Autore: Fondazione CENSIS (Centro Studi Investimenti Sociali)

Editore: FrancoAngeli (2018), pag.560, Euro 47,00

Il rapporto Censis 2018 interpreta i più significativi fenomeni socio-economici del Paese nella fase di attesa di cambiamento e di deludente ripresa che stiamo attraversando. Le “Considerazioni generali” introducono il Rapporto descrivendo la transizione da una economia dei sistemi a un ecosistema degli attori individuali, verso un appiattimento della società. Nella seconda parte (La società italiana al 2018) sono affrontati i temi di maggiore interesse, emersi nel corso dell’anno: le radici sociali del sovranismo, le tensioni alla convergenza e le spinte centrifughe che caratterizzano i rapporti con l’Europa, gli snodi da cui ripartire per dare slancio alla crescita. Nella terza e quarta parte: la formazione, il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, la sicurezza e la cittadinanza.

Nel campo dei media e della comunicazione, lo sviluppo della personalizzazione dell’impiego dei primi ha portato l’utente a passare dal ruolo di fruitore, più o meno passivo, a quello di creatore dei processi comunicativi, facendo diventare il vissuto personale un elemento fondante dei flussi della comunicazione, all’interno di un contesto sempre più inflazionato dall’enorme mole di messaggi.

Le tesi interpretative sulla comunicazione, proposte dal Rapporto negli ultimi anni, hanno descritto la grande trasformazione dei media nella direzione di una vera e propria rivoluzione copernicana, secondo alcuni processi fondamentali, come la moltiplicazione dei media e la personalizzazione del loro impiego, o come l’avvio del nuovo ciclo dell’economia della disintermediazione digitale (dall’e-commerce all’home banking, per esempio), con lo spostamento della creazione di valore da filiere produttive e occupazionali tradizionali in nuovi ambiti.

Il Rapporto evidenzia anche che assistiamo alla corrosione dell’immaginario collettivo che aveva dato una spinta propulsiva al modello di crescita economica e identitaria della nazione nel ciclo storico precedente. Perché ai grandi mezzi di comunicazione di massa del passato, che una volta agivano come potenti motori di formazione di un immaginario compatto e omogeneo, si sono affiancati o sostituiti i dispositivi digitali personali, gli influencer del web e i follower dei social network. Oggi è internet il catalizzatore di critiche e di speranze, con i social che diventano il campo di battaglia in cui “infuriano” tutte le polemiche.

Per quanto riguarda la rilevazione dei consumi mediatici nel 2018, il Rapporto evidenzia che:

  • la televisione ha registrato una leggera flessione dei telespettatori, determinata dal calo delle sue forme di diffusione più tradizionali, mentre continuano a crescere la tv via internet e la mobile tv;
  • l’incremento di utenti dei servizi video digitali è uno degli aspetti più rilevanti del 2018: in un anno, gli italiani che guardano i programmi di Netflix, Infinity, Now Tv, Tim Vision e le altre piattaforme di tv on demand sono aumentati dall’11,1% al 17,9%, con punte del 29,1% tra i giovani under 30;
  • la radio continua a rivelarsi all’avanguardia, all’interno dei processi di ibridazione del sistema dei media;
  • gli italiani che usano internet passano dal 75,2% al 78,4%;
  • quelli che utilizzano gli smartphone salgono dal 69,6% al 73,8%;
  • i media a stampa invece ristagnano nella crisi, a cominciare dai quotidiani che, nel 2017, erano letti dal 67% degli italiani, ridottisi al 37,4% nel 2018 (questo calo non è stato compensato dai giornali online, che nello stesso periodo hanno registrato un aumento dal 21,1% al 26,3%);
  • nel campo dei periodici restano stabili i settimanali e i mensili, mentre gli aggregatori di notizie online e portali web di informazione sono consultati dal 46,1% degli italiani.

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