Trentaquattro anni fa veniva ucciso il giovane cronista napoletano Giancarlo Siani che ha dato la vita per la professione. Il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna parteciperà lunedì 23 a Napoli all’apertura delle “Giornate di Siani” che saranno anche occasione di riflessione sui pericoli in cui incorrono i cronisti nell’esercitare la professione: minacce fisiche, aggressioni,iniziative giudiziarie temerarie. Il fenomeno dei giornalisti minacciati ha raggiunti livelli di guardia ormai non più sostenibili. Secondo l’Osservatorio “Ossigeno Informazione”, che svolge un monitoraggio del fenomeno con tanto di verifiche dei casi, il numero totale delle minacce ai giornalisti dal 2006 è di 3951. Dall’inizio di quest’anno ad oggi – sempre secondo i dati di Ossigeno – i cronisti oggetto di minacce (comprese le azioni giudiziarie temerarie) sono 295, di cui 172 accertate e 123 probabili ma da verificare.
Il presidente del Cnog Verna, che presto incontrerà Ossigeno per l’Informazione, commenta: “crediamo sia giunto i momento che il Parlamento avvii un intervento a garanzia della libertà di stampa. Reputo di grande interesse la proposta del sen. Primo Di Nicola che introduce una forte dissuasione per la azioni giudiziarie temerarie. Seguiremo con attenzione anche l’altro ddl di riforma complessiva della legge sulla diffamazione incardinato al Senato. Da parte del Cnog vi è l’impegno ad attivare iniziative di sostegno verso i colleghi più svantaggiati colpiti da iniziative giudiziarie temerarie. Credo che questi fatti concreti siano il modo migliore di ricordare la figura del giovane (coraggioso e collega “giornalista-giornalista” come veniva descritto nel film di Marco Risi Fort apache) Giancarlo Siani.”
Nel rapporto “Molta mafia, poche notizie”, realizzato da ‘Ossigeno per l’informazione’, con il sostegno della Commissione Europea, su incarico del Centro Europeo per la liberta’ di Stampa e dei Media di Lipsia (Ecpmf), vengono analizzati i 3.721 casi, fra il 2006 e il 2018, di giornalisti, blogger, video operatori e fotoreporter italiani, elencati con nome e cognome, che sono stati bersagli di minacce, intimidazioni, aggressioni, danneggiamenti,furti mirati, gravi abusi del diritto (soprattutto querele pretestuose e cause per diffamazione infondate). Questi attacchi, secondo il report, sono rimasti impuniti nel 91% dei casi. Dai dati del rapporto , presentato anche al Parlamento e al Presidente della Repubblica, risulta che circa il 38 % di queste azioni è dovuto alla pubblicazione di notizie sulla mafia. Quanto alle modalità, il 50% è stata violenta, un 40% legale e giudiziaria e il restante 10% informale (pressioni, divieto di partecipare a conferenze Stampa, altri atti discriminatori).