“Anche per la mia storia mi sento responsabilizzato, il mio Paese va preservato dal contagio del coronavirus, ma anche da un altro contagio, quello dellapsicosi, che si sta diffondendo soprattutto all’estero: la paura che questo sia un Paese dove non si può più andare”. Lo dice Piero Angela, in conferenza stampa insieme al presidente dell’Odg Carlo Verna, al Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti a Roma, sul tema ‘Informare non allarmare: coronavirus e comportamento corretto dei giornalisti’.
“Non sono così allarmato dal virus, spero come.dicono alcuni virologi – spiega il giornalista e divulgatore, che in serata è anche fra gli ospiti di Porta a porta – rientri abbastanza velocemente con la nuova stagione e che nel frattempo si trovi un vaccino o qualche farmaco efficace”. Rispetto al modo in cui i media stanno raccontando l’emergenza, per Angela “dipende dalle rete e dai servizi, ma è anche vero che ormai nei telegiornali non parlano quasi d’altro. Ovviamente la gente è interessata ma anche la massa di notizie in se’ può avere l’effetto di creare preoccupazione nelle persone”. Per raccontare queste giornate “serve buon senso” Una storia “come questa del coronavirus non l’avevo mai vista in 68 anni di lavoro”. Nessuno “sa ancora niente della virulenza del contagio, anche se sembra che sia minore di quanto appariva all’inizio in Cina” e comunque “il 95% dei contagiati guarisce”. In confronto “basti pensare che l’influenza. stando agli esperti, causa invece dai 300 mila ai 600 mila morti l’anno nel mondo”.
Il presidente dell’Odg Carlo Verna rilancia l’appello ai giornalisti fatto poco meno di un mese fa: ” E’ necessaria un’informazione piena e verificata, senza sottacere gli eventuali rischi e le cautele da attuare, ma sono assolutamente da evitare enfatizzazioni e allarmismi – spiega -.
Serve responsabilità ma bisogna anche informare senza tacere nulla”. E per comportamenti “al di fuori da regole deontologiche sono anche possibili sanzioni, attraverso il Consiglio di disciplina dell’Ordine”. Verna rispondendo ai giornalisti, commenta poi l’indiscrezione secondo cui Conte avrebbe chiamato la Rai per chiedere toni più bassi nel racconto del coronavirus: “Non è compito del premier chiamare, poi non capisco perché la Rai e non altri. Ciascuno deve essere responsabile dei propri comportamenti. Per i giornalisti ci sono i direttori delle testate da un lato e l’Ordine dall’altro. Non sono altri poteri che devono dirci come raccontare ciò che succede. Dobbiamo autodisciplinarci e dare il meglio di noi”.
SERVIZIO DEL TG2 DEL 26 FEBBRAIO ALLE ORE 18.15 – min. 14.12