“Ho aderito con convinzione a questa grande iniziativa promossa da Articolo 21 e tante altre realtà che hanno a cuore la libertà di stampa e un giornalismo di qualità, basato su correttezza e rispetto della verità.
Queste tre giornate ci vedranno confrontare sui valori che hanno ispirato la Carta di Assisi per giungere alla costruzione di una comunicazione fondata sulla fratellanza e sulla giustizia, che rifiuti un linguaggio violento e rispetti il pluralismo.
La Carta di Assisi è stata firmata dalle tre religioni monoteiste, dal mondo del giornalismo e dalla società civile nella sede della Federazione Nazionale della stampa italiana qui a Roma poco meno di un anno fa – il 3 maggio 2019 – in occasione della giornata internazionale per la libertà di stampa.
E’ la prima carta internazionale che si rivolge non solo ai giornalisti e agli operatori della comunicazione ma a tutti i cittadini – uomini e donne – chiamati a scrivere, commentare, fare informazione con un approccio corretto e non fazioso, rispettoso della dignità umana e basato sull’uso consapevole dei termini da utilizzare per contrastare il diffondersi di sentimenti di odio alimentati dall’hate speech. La Carta di Assisi oggi non è una carta deontologica, quindi non ha valore di norma alla quale tutti i giornalisti si devono attenere per svolgere correttamente il proprio lavoro e non incorrere in sanzioni disciplinari. Ma questo non ci esime dal sottoscriverla e osservarla a titolo personale e come categoria e rispettare quanto in essa contenuto. Auspico che in futuro possa entrare a far parte della Carta dei doveri del Giornalista.
I dieci punti della Carta, d’altronde, ribadiscono principi e valori più volte espressi nel Testo Unico di deontologia approvato il 3 febbraio 2016 dal CNOG:
Scrivere nel rispetto delle persone e del diritto-dovere di cronaca
rettificare le notizie quando necessario per consolidare il rapporto di
fiducia con i lettori
difendere la dignità delle persone
utilizzare il web garantendo il pluralismo politico, culturale, religioso e ricordandosi che si è giornalisti h24, non solo quando si scrive per una testata giornalistica ma anche sui propri profili social.
Ma la Carta di Assisi invita anche farsi portavoce di chi ha sete di verità, di pace e di giustizia sociale, sostenendo i cronisti minacciati con la scorta mediatica e usare le parole per cancellare la violenza dai nostri siti e blog, denunciando gli squadristi da tastiera e impegnandoci a sanare i conflitti.
Le parole sono pietre e se male utilizzate possono ferire e uccidere: cancellare la violenza è anche una nostra responsabilità. Quando si scrive degli altri, dovremmo farlo come vorremmo che venisse fatto per noi.
Prendiamo le distanze da polemiche violente ed evitiamo di farci coinvolgere in discussioni basate su aggressività e prepotenza.
Quando dobbiamo scegliere le parole, misuriamole perché ci aiutino a disinnescare l’hate speech, usiamole per costruire ponti di dialogo e di confronto, secondo la strada che ci indica la Carta di Assisi.”