Autore: Franco Faggiani

Editore: Fazi (2020), pag.230, Euro 16,00

 

Per lo scrittore Murakami Haruki, le storie si possono trovare ovunque: anche nel fondo dei cassetti abbandonati. Bisogna avere la capacità di vederle e di estrarle. E Faggiani c’è riuscito. E’ bastato un trafiletto su un giornale sportivo, dedicato a Shizo Kanakuri, il “Padre della maratona giapponese”. Il suo nome è legato a un clamoroso espisodio, avvenuto durante lo svolgimento della Maratona delle Olimpiadi del 1912 in Svezia, a Stoccolma. La gara si svolse il 14 luglio, in condizioni meteorologiche difficili per l’elevata temperatura e per l’assenza, come d’uso per il rigido regolamento dell’epoca, di ristori durante la corsa. Al 30° chilometro, in una buona posizione, Shizo Kanakuri si fermò per bere, pare un bicchiere di succo di lampone, offertogli da uno spettatore che osservava la gara dal proprio giardino, nei pressi del paese di Sollentuna. Il caldo e la fatica lo indussero ad accettare l’invito di riposarsi per qualche minuto all’interno della casa. La sosta gli fu fatale: sedutosi su una poltrona si addormentò profondamente. Al suo risveglio la gara era finita da tempo.

“Forse mi sarei dovuto fermare prima. Dopo qualche centinaio di metri, di colpo, avvertii nettamente una sensazione di arsura… A quella sensazione seguì subito uno stato di spossatezza totale. Tuttavia gli dei sembravano essere ancora dalla mia parte: dopo un tratto di strada alberata passai davanti a una abitazione con un giardino…dalla quale mi giunse un richiamo. Girai per istinto la testa nella direzione da cui proveniva la voce e fissai lo sguardo sul busto di un uomo, sulle sue braccia, sulle sue mani. Una, sollevata e bene in vista, impugnava un bicchiere…Capii che mi stava offrendo da bere”, così Faggiani nel libro fa raccontare a Kanamuri l’incipit della sua disavventura.

Il  nome di Kanamuri rimase memorabile in Svezia e nel 1962 un giornalista della televisione svedese andò in Giappone, alla sua ricerca. Lo trovò. Nel 1967,in occasione del 55° anniversario dei Giochi olimpici fu invitato a Stoccolma per concludere la sua Maratona. A 76 anni l’atleta riprese a correre da dove, oltre mezzo secolo prima, si era addormentato e tagliò il traguardo con un tempo irripetibile: 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti, 20 secondi e 3 decimi.

Su questa base è costruita la storia scritta da Faggiani. Storia travagliata di espiazione e conoscenza che porterà il protagonista di queste pagine a nascondersi, dapprima, per il disonore per aver deluso le aspettative dell’imperatore che aveva inviato, per la prima volta, a una olimpiade, una delegazione di atleti giapponesi, per rinforzare i rapporti diplomatici con l’Occidente. Successivamente Kanakuri troverà la pace, come guardiano di una collina di ciliegi.

Faggiani, con stile brillante e coinvolgente, intreccia realtà e fantasia, descrivendo la parabola esistenziale di un uomo che, forte di una nuova identità, sarà pronto a saldare i conti con il passato.

Per la critica, è un romanzo delicato e profondo, con riflessioni sui grandi temi dell’esistenza e sulle imprevedibili pieghe del destino; ma è anche una sollecitazione alla contemplazione della natura; testimoniata dalle parole del protagonista, come queste: “Il mare non è solo un immenso specchio d’acqua fluttuante, ma un infinito cuore che pulsa, capace di donare energia e richiamare sentimenti, di consolare, trasportare e abbattere…”.

Franco Faggiani ha lavorato come reporter nelle aree più calde del mondo. Con questo libro, tradotto nei Paesi Bassi, ha vinto il Premio Selezione Bancarella 2020.

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