Editoria: ‘in sciopero i quotidiani locali del gruppo Gedi’ ‘Vendita 4 testate distruggerà informazione glocal di successo’ (ANSA) – ROMA, 2 OTT

Sciopero nella giornata di oggi, con sospensione per 24 ore anche degli aggiornamenti web (fino alle ore 11.30 del 3 ottobre), e pacchetto di cinque giornate di astensione del lavoro affidato ai cdr: sono le iniziative indette dal coordinamento delle assemblee dei quotidiani locali ex Finegil, ora Gedi, Gazzetta di Modena, Gazzetta di Reggio, Il Mattino di Padova, Corriere delle Alpi, Il Piccolo, Il Tirreno, La Nuova Ferrara, La Nuova Venezia, La Provincia Pavese, La Sentinella del Canavese, La Tribuna di Treviso, Il Messaggero Veneto. “La notizia della trattativa di vendite di quattro giornali del gruppo Gedi (il Tirreno, la Gazzetta di Modena, la Gazzetta di Reggio e la Nuova Ferrara) – si legge in una nota delle assemblee del coordinamento – giunge dopo un periodo di disinteresse totale dei vertici del gruppo rispetto alle dinamiche delle singole redazioni dei 13 giornali Gnn ex Finegil. La volontà di dismettere alcune, o tutte le testate ex Finegil, era evidente da tempo, nonostante le rassicurazioni date nell’unico incontro avuto quest’anno con l’amministratore delegato e il direttore editoriale di Gnn. L’operazione in corso – si sottolinea ancora – è particolarmente grave, nelle dinamiche e negli effetti, perché porterà alla distruzione dell’esperienza che da più di 40 anni rappresenta Finegil: un’informazione locale libera e indipendente legata a un grande gruppo editoriale (Editoriale L’Espresso, poi Gedi)”. “Se le notizie dovessero trovare conferma, avremo in pochi mesi un gruppo Gedi che svende quotidiani regionali (il Tirreno) e provinciali (Nuova Ferrara, Gazzetta di Reggio e Gazzetta di Modena) – scrive ancora il coordinamento – per poter comprare un altro quotidiano nazionale come il Sole 24 ore. Chiediamo quindi ad un gruppo imprenditoriale leader in Italia, con i piedi ben piantati da sempre nel mondo dell’informazione, se l’operazione ideata e avviata solo pochi mesi dopo avere assunto la guida del principale gruppo editoriale italiano rappresenta solo un’operazione contabile o se e’ stata valutata la sua sostenibilità futura, anche a breve termine, sia per le persone coinvolte dalla cessione che per le testate che svolgono un servizio importante nelle loro comunità”. “A questo punto la richiesta che facciamo all’editore, oltre a quella di convocare immediatamente i Cdr coinvolti nella trattativa di vendita rispondendo alla loro richiesta già avanzata martedì e finora disattesa, è quella di venderci tutti, ma venderci in blocco. In questo modo potremo salvaguardare conoscenze, esperienze e, più in generale, un modello di informazione glocal che ha avuto successo – conclude la nota – e che in quasi tutte le realtà rende ancora economicamente, a differenza della stampa nazionale che appare in una crisi disastrosa”. (ANSA).

Comunicato del presidente Carlo Verna

L’ordine nazionale dei giornalisti sollecita l’apertura immediata di un tavolo che va promosso con determinazione dal Governo perché si tratta di una questione cruciale per l’informazione e la qualità della democrazia nel Paese.
Per andare oltre qualunque generica affermazione riteniamo di pubblicare per intero il post del consigliere nazionale Antonio Valentini che è stato firma e protagonista redazionale in un di questi quotidiani.

Post del consigliere nazionale Antonio Valentini: Solidarietà ai colleghi del Tirreno

Il Tirreno è in vendita. Il principale gruppo editoriale italiano, Gedi, intende cederlo a una società costituita il primo settembre 2020: la Sae (Sapere aude editori) srl, con sede a Campiglia Marittima in via Trento 19. Benché la notizia sia di due giorni fa, ho atteso l’assemblea di stamani prima di scrivere. Ai colleghi del Tirreno – giornalisti, poligrafici e fotografi – va tutta la mia affettuosa e incondizionata solidarietà, nonché il mio sostegno come consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
La logica del mercato si basa sulla compravendita. Ma l’informazione non è un prodotto qualsiasi: è il sale della nostra democrazia, il caposaldo di ogni libertà. Per questo ogni transazione non è importante di per sé, ma per gli sviluppi che essa presuppone.
In primo luogo conta la conservazione dei posti di lavoro, poiché ciascuno dei 77 giornalisti e dei 40 poligrafici del Tirreno conserva un patrimonio unico di conoscenze, che affonda nella storia di un gran pezzo di Toscana: ogni posto di lavoro in meno è una quota importante di saperi che si disperde, è una perdita secca per la testata e per la sua ancor vasta comunità di lettori.
In secondo luogo contano le prospettive. La sfida sempre più stringente è quella della cross-medialità, soprattutto per una testata locale che deve vincere la concorrenza di bassa qualità dei social media e dei siti di pseudo informazione, che crescono come margherite in primavera. La qualità dell’informazione può essere garantita solo da aziende organizzate e dalle spalle larghe, capaci di sostenerne i costi di produzione.
In terzo luogo conta la libertà di informare. Un grande gruppo a vocazione internazionale come Gedi dà sicuramente più garanzie di un pool di imprenditori locali, per i quali il core-business è circoscritto nell’ambito di diffusione del giornale e investe i rapporti con le amministrazioni pubbliche del territorio. Anche per questo la vendita del Tirreno è un problema di tutti, non solo di chi ci lavora.
Posti questi tre punti sorgono altrettante domande.
La prima: l’occupazione di giornalisti, poligrafici e fotografi sarà tutelata?
La seconda: quali sono, se ci sono, i programmi di sviluppo e investimento dell’acquirente in un momento tanto delicato per l’informazione globale?
La terza: l’indipendenza, l’autonomia e la libertà dei giornalisti sarà garantita come merita, ovvero trattata da ingrediente fondamentale della democrazia?
Domani il Tirreno non sarà in edicola e, nel caso in cui Gedi non accordi un incontro entro martedì, lo sciopero sarà prolungato per impedire l’uscita del giornale anche domenica 4 ottobre. Ai colleghi del Tirreno, nelle cui stanze ho trascorso la maggior parte della mia vita, un abbraccio affettuoso e un sincero in bocca al lupo.

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