“Ill.mo Sig. Presidente,
La ringrazio per aver voluto partecipare a questo tradizionale appuntamento organizzato dall’Ordine dei Giornalisti in collaborazione con l’Associazione Stampa Parlamentare e formulo a lei, alle donne e agli uomini del suo staff, alle personalità presenti, ai colleghi e a chi ci sta seguendo da casa i migliori auguri di Buon Natale e per un Felice Anno Nuovo.
Ci troviamo ancora una volta nel pieno di una pandemia che ha travolto il mondo e proprio nel fuoco della pandemia è emerso il valore e l’importanza di un’informazione professionale seria, rigorosa, responsabile e quanto essa sia decisiva non solo per garantire una corretta dinamica politica, ma anche per contrastare fake news e leggende metropolitane che colpiscono la salute e la vita quotidiana dei cittadini.
Le giornaliste e i giornalisti, così come il personale sanitario impegnato contro il Covid, sono stati più volte bersaglio di minacce e aggressioni, fisiche e verbali; chiediamo alle istituzioni una maggiore protezione e l’impegno a perseguire senza indugio i responsabili. Sarebbe triste scoprire di vivere in un Paese nel quale si può avere paura ad essere testimoni dei fatti.
Le aggressioni e le minacce verso i giornalisti non sono legati, in Italia e nel mondo, solo alla pandemia. Voglio qui ricordare i due premi Nobel per la pace assegnati quest’anno, passati un po’ in sordina, ai giornalisti Maria Ressa (Filippine) e a Dmitrij Muratov (Russia).
Si ha infatti l’impressione di una sottovalutazione, se non di una strisciante insofferenza, nei confronti dei problemi dell’informazione nel nostro Paese.
Parliamo di un settore fondamentale per la democrazia, per la libertà e per il futuro, a maggior ragione in una fase nella quale, grazie alle istituzioni europee, sono state messe a disposizione ingenti risorse finanziarie per la ripartenza dell’economia.
Le minacce per una informazione libera, autonoma e plurale, arrivano anche da altri fronti. Il digitale sta facendo venire meno barriere fisiche e geografiche, ma dobbiamo evitare che ne sorgano altre, basate sull’opacità, sulla dissimulazione, sul falso che diventa vero e il vero che diventa falso, sul formarsi di posizioni di monopolio planetario nell’ambito della circolazione delle notizie. Dobbiamo evitare il pericolo di una informazione che cada sotto l’egemonia degli algoritmi e degli Over The Top del web.
L’ecosistema digitale in cui siamo immersi necessita di più giornalismo, non di meno. La disintermediazione è il contrario di una informazione responsabile, in grado di raccontare la verità sostanziale dei fatti nell’interesse dei cittadini, secondo i dettami dell’articolo 21 della Costituzione.
L’Italia, e l’Europa di cui siamo parte integrante ed inscindibile, ha bisogno di un giornalismo che contribuisca ad illuminare le zone d’ombra, che guardi dentro le criticità e metta in evidenza le contraddizioni.
Un giornalismo che aiuti a comprendere e superare vecchie e nuove discriminazioni, di qualunque natura esse siano: di genere, di provenienza, di orientamento sessuale, religioso o culturale.
Mi permetto, a questo proposito, di ricordare l’impegno straordinario e le parole illuminanti di due personalità eccellenti: il Santo Padre e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Ed è per questo che ci permettiamo di chiedere attenzione sui tanti dossier sospesi che necessitano di un impegno del governo e del Parlamento.
A partire da una riforma dell’ordinamento giornalistico, le cui regole sono rimaste quelle di sessanta anni fa.
C’è la necessità di rivedere i meccanismi dell’accesso alla professione, di garantire il rispetto della deontologia e, quindi, una revisione delle norme sulla disciplina. Cinque gradi di giudizio per una sanzione disciplinare sono un’eternità.
C’è la necessità di fermare le querele intimidatorie, individuate dall’Ue come una delle principali minacce alla libertà di informazione, di cancellare le norme vergognose sul carcere ai giornalisti. Di rafforzare il ruolo del servizio pubblico, garantendo la centralità del Parlamento. Va sostenuto l’accesso alle fonti, anche quelle giudiziarie e processuali, assicurando il giusto equilibrio tra le esigenze di rispetto della persona, riservatezza e quelle del pubblico interesse. Informazione di qualità significa anche e soprattutto lavoro di qualità.
Occorre che il sostegno pubblico alle aziende editoriali non sia più concepito sotto forma di finanziamenti a pioggia alle imprese, a prescindere dal rispetto delle regole.
Non è più possibile assistere allo stanziamento di flussi consistenti di denaro pubblico alle aziende per accompagnare al pensionamento anticipato migliaia di giornalisti, lasciando che le stesse aziende continuino a rendere il lavoro sempre più precario. In questo modo si stanno condannando le giovani generazioni di giornalisti a non avere un futuro.
Dalle imprese editoriali che vorranno accedere al Fondo straordinario per l’editoria, istituito con la legge di stabilità 2022, è auspicabile che il governo esiga precisi impegni sul rispetto dei diritti, delle tutele e delle garanzie che la Costituzione, le leggi e i contratti riconoscono a tutti i lavoratori.
Le consegneremo, signor presidente, un dossier sugli argomenti cui ho solo accennato. Sono temi decisivi per il futuro del nostro Paese.
Informazione e comunicazione sono la nuova frontiera del prossimo decennio, l’asse portante per la costruzione del nostro futuro.
Un giornalismo responsabile, moderno, al passo con i tempi, può contribuire affinché questo cammino avvenga all’insegna della partecipazione e della condivisione, della conoscenza e della consapevolezza; per il bene comune di tutti i cittadini, per la nostra democrazia, per il nostro Paese.”
Carlo Bartoli
Presidente Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti