Il giornalismo è stato anche – come specchio di una società in trasformazione – una delle cause del grande cambio linguistico che ha caratterizzato il nostro paese. Un mezzo importante per la formazione di una lingua più unitaria e – bene o male – più moderna; è stato un diffusore di cultura, anche se, spesso, di una cultura superficiale e approssimativa (Sergio Lepri)

Le parole sono importanti (ricordava in un noto film Nanni Moretti) e per chi ha scelto di fare il mestiere di giornalista dovrebbero esserlo ancora di più perché sono lo strumento del nostro lavoro. In questi giorni molto si è letto e si è sentito parlare del film I segni del cuore – Coda vincitore degli Oscar ai recenti Accademy Awards, come miglior film, miglior sceneggiatura non originale e come miglior attore non protagonista Troy Kotsur (classificato come il secondo attore sordo ad aver vinto l’Oscar, dopo l’attrice Marlee Matlin nel 1987). Purtroppo come hanno evidenziato in una nota i presidenti dei movimenti Lis Subito ed Emergenza sordi che il Comitato Pari Opportunità del CNOG condivide “Nonostante il film rappresenti per la comunità dei sordi una soddisfacente vittoria, con rammarico si scopre che i giornalisti troppo spesso rivelano la triste realtà di una scarsa cultura della disabilità, non accertandosi sul corretto utilizzo dei termini appropriati. Il frequente utilizzo, molto obsoleto, di parole come “sordomuto”, “linguaggio” dei segni, “linguaggio mimico-gestuale”, “non udente”, sono la dimostrazione di una carente informazione sul mondo della disabilità.2

Il Comitato per le pari opportunità del CNOG invita i colleghi a documentarsi in modo da divulgare un’informazione corretta attraverso l’uso di un’adeguata terminologia.

Secondo le indicazioni dei due movimenti ricordiamo quindi che:

SORDO: grazie alla Legge 95/2006 art.1 la persona è definita sorda a tutti i sensi di legge e decade il termine “sordomuto” inappropriato, dal momento che il sordo può imparare a parlare, in quanto l’apparato fonatorio è integro. I sordi preferiscono il termine “sordo”, invece di “non udente” perché è la negazione di un qualcosa che non esiste

LINGUA DEI SEGNI ITALIANA: sono errati i termini Linguaggio dei Segni Italiano; Linguaggio Italiano dei Segni, Linguaggio mimico-gestuale. La Lingua dei Segni Italiana (LIS – senza i puntini fra una lettera e l’altra) è una lingua che ha una propria struttura, le proprie regole grammaticali, sintattiche, morfologiche e lessicali come una qualsiasi lingua parlata. Ogni Paese ha la propria Lingua dei Segni. Non esiste la lingua dei segni universale, perché sarebbe come dire che tutto il mondo parlasse l’esperanto. Inoltre, non è neanche corretto dire o scrivere Linguaggio mimico-gestuale. I sordi usano i segni che non vanno confusi con la comune gestualità utilizzata dagli udenti per enfatizzare un discorso e non hanno un significato verbale, mentre i segni hanno un significato proprio e sono formati rispettando regole sintattiche ben precise. La lingua dei segni italiana è stata riconosciuta ufficialmente con la approvazione dell’art. 34 ter Decreto legge 22.03.2021, n. 41 e permette la comprensione e la produzione di concetti astratti come oggetti ed immagini alla pari della lingua vocale, pertanto è una lingua utilizzata dai sordi e udenti bilingui. Questa lingua garantisce pari dignità ai sordi in quanto cittadini dello stato Italiano.

.

STAMPA QUESTA PAGINA