L’intervento del Viceministro al teatro Petruzzelli di Bari per il Premio Campione. Tra Ministero e Ordine “c’è collaborazione,  siamo insieme ai giornalisti, perché la loro professione possa essere tutelata in modo conforme alla Costituzione e alle regole.”

 

Bartoli: il dialogo in corso con istituzioni e forze politiche inizia a dare segnali positivi. Ma i segnali non bastano, occorre decidere: presto e bene

 

 

 

“Nell’opera di sinergia fra il Ministero e l’Ordine dei giornalisti è in corso la definizione di nuovi ed evoluti criteri sull’art.34 della legge ordinistica sull’accesso e la formazione dei giornalisti, unitamente ad altri importanti passaggi che possono costantemente garantire un monitoraggio, che non è una forma di controllo, ma una forma di interattività per verificare che non ci siano sbavature nel rapporto tra libertà di stampa e istituzioni” così il Viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, intervenuto oggi (domenica 12 marzo) alla cerimonia del Premio Giornalista dell’anno Michele Campione al Teatro Petruzzeli di Bari che ha ribadito come “Il Ministro della Giustizia nella sua attività di vigilanza sugli Ordini, conosce molto bene quanto l’Ordine dei giornalisti si batta per i diritti fondamentali non solo del giornalista, ma anche di quelli che sono a garanzia del sistema democratico in base all’art.21 della Costituzione. Tra il Ministero e l’Ordine c’è una collaborazione tra “primi inter pares”, siamo insieme ai giornalisti, sullo stesso terreno, perché la loro professione possa essere tutelata in modo conforme alla Costituzione e alle regole. Il rispetto delle regole nasce dalla cultura, più cultura c’è, più c’è legalità. Da questo punto di vista- ha aggiunto il viceministro- mi pare che il Premio Campione mettendo insieme parole, pensieri e poesia, reiteri il quesito che Lucio Battisti poneva in quella sua famosa canzone “Che ne sai?”. Il giornalista informa quotidianamente un pubblico che non sa, questa è la sua funzione fondamentale. Riprendendo poi la famosa trilogia di Italo Calvino, possiamo dire che il giornalista non è un cavaliere inesistente, né un visconte dimezzato ma un barone nobile e rampante per il mantenimento dei livelli costituzionali, istituzionali e democratici del nostro Paese”

 

Poco prima, nel suo intevento il Presidente dell’Ordine aveva ricordato come la libertà di informazione sia in difficoltà in Europa, ma ancor più in Italia. “Le cause sono molteplici- ha detto Bartoli- e sono imputabili al ritardo nell’aggiornamento delle norme sulla diffamazione, alle liti temerarie e a causa dell’introduzione di norme oggettivamente peggiorative, quali quella sulla presunzione innocenza o sul diritto all’oblio normato in maniera rudimentale. Anche la polemica sulle intercettazioni-ha proseguito -non contribuisce favorire la libertà d’informazione. Il Rapporto annuale 2023 sull’attività della Piattaforma per la promozione della protezione del giornalismo e della sicurezza dei giornalisti del Consiglio d’Europa, ha evidenziato che l’Italia è uno dei Paesi del Consiglio d’Europa, in cui i giornalisti sono sempre più spesso portati in giudizio per diffamazione ed è tra gli Stati in cui si è registrato il più alto numero di casi di molestie, intimidazioni e campagne denigratorie nei loro confronti. L’allarme – ha quindi ricordato il Presidente- è stato confermato dal portavoce della Conferenza episcopale italiana che ha favorito l’aprirsi di un dibattito su queste tematiche nel quale è intervenuto anche l’Agcom, che ha ribadito come le querele temerarie rappresentino un fenomeno di particolare gravità perché in grado di condizionare o compromettere la libertà di espressione, non solo per gli effetti che producono, ma anche per una più generale intimidazione indirizzata all’intero settore dell’informazione.

Agcom ha proposto al Parlamento un intervento legislativo organico in materia di minacce alla professione ed ha annunciato incontri con i rappresentanti dell’Ordine dei Giornalisti a cui saremo felici di partecipare. Tre sono i disegni di legge presentati:quello dei deputati  Verini, Mirabelli, Rossomando, Bazoli sulla diffamazione; quello do Mirabelli, Fina e Martella sulle liti temerarie e un’altro di Balboni sulla diffamazione. In questo quadro che presenta anche delle positività- ha concluso Bartoli- qualcosa si muove e vogliamo credere che il 2023 sarà l’anno della svolta. Il lavoro di sensibilizzazione, di dialogo in corso con istituzioni e forze politiche inizia a dare segnali positivi. Ma i segnali non bastano, occorre decidere: presto e bene.”

 

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