I nuovi criteri per l’accesso al praticantato non sono una riforma, ma un provvedimento tampone. La riforma spetta al Parlamento

 

 

La professione giornalistica “è completamente cambiata, le modalità, i luoghi e i linguaggi sono completamente cambiati, e quindi occorre rimettere la legge al passo con i tempi: se questo non si fa, si rischia di morire per asfissia”. Lo ha affermato Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine dei giornalisti, a proposito dei nuovi criteri interpretativi per l’accesso al praticantato approvati dal Cnog. “Occorre precisare che non è una riforma, ma è un provvedimento tampone, perché la riforma la deve fare il Parlamento e anzi, noi spingiamo da anni, da decenni, affinché lo faccia” ha sottolineato Bartoli, che ha parlato a margine dell’assemblea dell’Ordine dei giornalisti della Toscana, a Firenze.

 

 

“Dobbiamo far entrare con attenzione, con gradualità, con discernimento – ha affermato -, coloro che fanno giornalismo ma che, sulla base della legge attuale, non possono diventare giornalisti. Chi lavora in un ufficio stampa; chi fa il videomaker magari in Ucraina o nelle piazze italiane e non ha un contratto, o lavora per contractor che hanno sede all’estero; per i fotoreporter che lavorano con le grandi testate internazionali, per chi lavora nelle grandi trasmissioni televisive che non sono testate, e tutte le maggiori non lo sono. Questi oggi non hanno diritto di diventare giornalisti: lo diventano facendo ricorso, o facendo ricorso alla magistratura. Mi pare che ci si debba rimettere un po’ al passo con i tempi”

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