Martinelli, Molinari e Pini a confronto sulle prospettive del giornalismo
Artefice della disintermediazione, protagonista non solo di una lunga stagione politica ma anche di quella dell’informazione e della comunicazione, propulsore della polarizzazione estrema, questi i commenti a “caldo” espressi dai tre direttori di quotidiani che hanno partecipato al TALK promosso dall’Ordine dei giornalisti sulle nuove prospettive della professione. Nonostante la notizia della scomparsa del cavaliere abbia cambiato il lavoro di tutte le redazione, Massimo Martinelli, direttore del Messaggero, Maurizio Molinari, direttore di Repubblica e Agnese Pini direttrice del Quotidiano nazionale, hanno partecipato, insieme al presidente dell’Ordine Carlo Bartoli e moderati da Danilo De Biasio, al Talk di un’ora svoltosi presso la sede dell’Ordine e sui canali social durante il quale ci si può soffermati soprattutto sulla scomparsa di Silvio Berlusconi.
Per Martinelli Silvio Berlusconi è stato un protagonista, oltre che della politica, anche del mondo dell’informazione e questo non solo per le sue aziende editoriali ma anche per la capacità di “innovare forme e modi della comunicazione e dell’informazione nel nostro Paese”. Molinari si è soffermato sulla sua capacità di importare il modello americano in una Italia che, negli anni novanta, era ancora ferma al palo. “L’utilizzo di formule nuove, l’approccio diretto – anche sui media – e, soprattutto, la capacità di alimentare, anche in prima persona, una polarizzazione spinta dell’opinione pubblica portandola all’estremo”. Per il direttore di Repubblica l’era del Cavaliere ha segnato uno spartiacque netto col passato, nel bene e nel male, nel modo di fare informazione.
Agnese Pini ha aggiunto, partendo anche dalla sua esperienza personale, la capacità di Berlusconi di “trasformare la politica in un ring e, allo stesso tempo, in uno spettacolo. In Italia non era mai accaduto nulla di simile”. Per la direttrice del Quotidiano l’impostazione comunicativa del Cavaliere era tale da spingere anche i giornalisti a schierarsi, “seguendo lo schema con me o contro di me”, una rottura netta portata avanti soprattutto negli spazi televisivi.
Per Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine dei giornalisti, Berlusconi è stato il primo artefice della disintermediazione, non solo nei confronti del giornalismo: “ha sempre cercato di ‘saltare’ le mediazioni, anche con quelli che potremmo definire i corpi e ceti intermedi della società, cercando sempre e ovunque il contatto diretto con quello che solitamente definiamo l’uomo della strada”.
Nonostante la notizia abbia stravolto non solo la scaletta del Talk ma quella di tutto il sistema dell’informazione, i direttori, con il presidente dell’Ordine e alla presenza degli studenti della scuola di giornalismo della Lumsa hanno affrontato anche i temi relativi alle nuove prospettive della professione giornalistica. Alla luce della rivoluzione digitale tutti si sono ritrovati sulla necessità che la sola strada oggi percorribile per il giornalismo è quella di avere sempre una informazione di qualità, accurata nella forma nei contenuti, in grado di svilupparsi su tutte la piattaforme oltre che sui canali tradizionali.
Il video è disponibile sulla pagina facebook e sul canale YouTube del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.