“Il circo mediatico di cui questo magistrato parla è stato provocato dal silenzio”. Lo ha affermato Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine nazionale dei Giornalisti, a proposito del caso dei neonati uccisi a Traversetolo, e delle dichiarazioni del procuratore di Parma Alfonso D’Avino. “Non ho voluto fare un comunicato pubblico per rispondere al sostituto procuratore della Repubblica di Parma – ha detto, intervenendo all’assemblea dell’Associazione stampa Toscana – che ha aperto un fascicolo per divulgazione di atti d’ufficio riguardo alla vicenda di Traversetolo, ma mi chiedo: se in un paese di 500 persone un giardino viene transennato, scavato, frequentato da una serie di persone completamente vestite di bianco, carabinieri, poliziotti, magistrati, ma come è possibile immaginare di non dare informazioni?”. Secondo Bartoli la legge Cartabia sulla presunzione di innocenza “è una legge completamente sbagliata: poteva essere fatta 40 anni fa, quando non c’era il web, non esistevano i social media. Adesso quello che non vogliono capire è che nel giro di un’ora, due ore, tre ore, una notizia si è formata e non è più modificabile, la notizia sbagliata che gira nel tam tam ormai non la modifica più nessuno, ci vogliono settimane di ‘giornalate’ per correggere l’impatto negativo”. Il Presidente del Cnog è quindi intervenuto anche sulle questioni legate alla proposta di riforma della legge sulla diffamazione a mezzo stampa che a suo parere rappresenta “una norma che, con le sanzioni amministrative che potrebbero essere introdotte, darà l’ultimo colpo agli equilibri economici della gran parte, se non di tutte le aziende editoriali” ha quindi aggiunto “Sui social si potrà continuare a scrivere impunemente qualsiasi cosa – ha proseguito -, e per i giornali non ci sarà più il problema perché andranno tutti a gambe all’aria: perché si sta parlando di norme che prevedono oltre alla condanna penale, oltre al risarcimento dei danni, anche una sanzione amministrativa che arriva fino a 50mila euro. Questo significa impedire ai colleghi che non hanno una azienda più che solida alle spalle, e sono ormai poche in Italia, di fare il proprio lavoro”. Secondo Bartoli “questa è una deriva che dobbiamo contrastare con la massima forza con la massima determinazione, non per un interesse di categoria, ma per l’interesse dei cittadini a che
le notizie si sappiano, a che i cittadini possano formarsi un’opinione adeguata su ogni cosa ed esprimerla poi in tutte le forme in cui vorranno”

(fonte @ansa)

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