La presentazione della neonata Fondazione Giulia e la volontà di collaborare con l’Ordine per realizzare insieme ulteriori corsi di formazione on demand e in presenza
Le strategie di contrasto alla violenza si alimentano anche con una buona informazione perché questa è la funzione sociale dei media. L’informazione è un valore alto della democrazia e può molto anche nella battaglia contro la violenza di genere. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha invitato Gino Cecchettin, padre di Giulia, a presentare alla assemblea, riunita a Roma nella sede di via Sommacampagna, la neonata Fondazione intitolata alla figlia, per verificare possibilità di future collaborazioni.
Il femminicidio di Giulia ha smosso la reazione mediatica più di altri casi perché racconta di una vita normale, come quella di tante ragazze, “Chissà quanti Filippo potrebbero nascondersi ancora nelle scuole, tra quei ragazzi incapaci di accettare un no, come talvolta mi ricordano gli operatori che lavorano con gli studenti. Il libro (Cara Giulia n.d.r.) che ho scritto con l’aiuto di Marco Franzoso, – ha ricordato Gino Cecchettin- fa parte di un progetto ampio e serve a finanziare la Fondazione che sta crescendo anche con l’aiuto di associazioni e di enti di diritto con cui abbiamo iniziato a collaborare.
Giulia era una ragazza che non si risparmiava ad aiutare gli altri, quando è mancata ho pensato che se riuscirò a salvare anche una sola ragazza avrò fatto qualcosa di buono e di utile, mi sono ispirato a lei, a come si sarebbe comportata Giulia.
La fondazione- ha proseguito Cecchettin- non ha scopi di lucro, s’impegna a perseguire valori per promuovere azioni contro la violenza di genere, camminare insieme alle donne vittime di violenza, promuovere incontri e corsi di formazione con enti. Abbiamo un team di professionisti che faranno formazione nelle scuole e non solo, istituiremo borse di studio per incrementare le iscrizioni nelle facoltà stem.
Proprio perché conosco il dolore mi sono chiesto come potevo canalizzare i miei sentimenti per cambiare qualcosa. Il bene non è certo un antidoto al dolore, ma può servire a contribuire alla costruzione di una società diversa.- Cecchettin ha aggiunto- Il dolore provocato da alcuni articoli e servizi televisivi, in un primo momento mi ha fatto dimenticare per qualche giorno il dolore per Giulia. Poi però ho deciso di concentrarmi sul mio dolore, quello per la perdita di mia figlia, per non essere riuscito a salvarla.
Io non ho giorno che non soffra ma perché non fare del bene? Giulia mi mancherà sempre, non provo niente per Filippo, sono riuscito a togliermelo dalla mia vita.- Cecchettin ha quindi concluso- La battaglia contro la cultura della violenza, ma non voglio chiamarla battaglia perché questo termine implica violenza, preferisco chiamarlo percorso ed il mio percorso intende valorizzare il valore della vita, quando nasci pensi di vivere per sempre ma non è così. La vita delle persone che incrociamo che valore ha? Il mio scopo è quello di far capire ai giovani che ogni vita ha valore.
Un genitore deve proteggere i figli, ma anche la società lo deve fare. Diamo valore a cosa significa togliere la libertà, dal momento che qualcuno vuole decidere per te, siamo di fronte ad una relazione tossica. Insieme possiamo costruire una nuova comunità basata sul Rispetto della persona, dobbiamo investire di più, in formazione. Anche le forze dell’ordine devono essere formate ad ascoltare le donne vittime di violenza. C’è la necessità di un confronto continuo sui temi di genere, così come è necessario tenere alta la guardia su ogni forma di discriminazione” Molte le domande da parte dei consiglieri alle quali Cecchettin ha risposto puntualmente rendendosi disponibile a collaborare con il Consiglio nazionale per partecipare ad incontri e realizzare in collaborazione con il coordinamento per le pari opportunità e gli esperti della Fondazione Giulia, corsi di formazione on demand e in presenza.
foto @markusperwanger e @francescapiccioli