Come cambia il giornalismo dopo il caso Cecchettin. Nella sede Fnsi i dati sul racconto della violenza di genere

All’incontro, aperto dai saluti di Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi e moderato dalla presidente della Cpo Fnsi, Mara Pedrabissi, hanno partecipato anche Silvia Garambois e Serena Bersani di Giulia Giornaliste, Monica Pietrangeli per la Commissione pari opportunità dell’Usigrai, le componenti del Coordinamento della Cpo Fnsi Antonella Mariotti, Vanna Palumbo, Mimma Caligaris, Veronica Deriu, Francesca Forleo. A chiudere il dibattito ospitato nella sede del sindacato gli interventi del presidente Fnsi, Vittorio di Trapani e della segretaria del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Paola Spadari (in rappresentanza anche della Cpo Odg). Durante i lavori è stato anche proiettato un contributo video dello scrittore e drammaturgo Stefano Massini.

Il femminicidio di Giulia Cecchettin è stato uno spartiacque. Non solo nella sensibilità civile, nella lotta femminista, nella storia italiana. Ma anche nel giornalismo del nostro Paese. Nell’ultimo anno è stato fatto un passo avanti nel modo in cui si parla di violenza di genere e di femminicidi nei media, anche se c’è ancora tanto da fare. A raccontare questo alla sede della Federazione nazionale della Stampa italiana, a Roma, è stata Flaminia Saccà, docente dell’Università La Sapienza e presidente dell’Osservatorio Step sui media. Ossia un osservatorio nato nel 2023 dalla collaborazione tra La Sapienza, le Commissioni pari opportunità di Fnsi, Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e Usigrai, GIornaliste Unite LIbere Autonome (GiULiA) e Università della Tuscia.

Uno studio che, con un database di 50mila articoli pubblicati tra 2020 e 2024, fotografa lo stato dell’arte. ”Giulia con il suo femminicidio e l’attività della sorella, Elena, e del papà, Gino, ha avuto la capacità di far arrivare all’attenzione di tutte e di tutti il tema della violenza maschile alle donne”, ha detto Saccà. Ma ”sulla stampa si fa ancora fatica a puntare il dito verso l’uomo violento – ha spiegato – troviamo ancora parole come raptus o i suoi equivalenti, anche se c’è un miglioramento rispetto alla prima fase dell’osservatorio”. Lo studio ha rilevato che anche se dai dati ufficiali il principale reato contro le donne sono i maltrattamenti in famiglia (il 50% di quelli denunciati), mentre il 35,83% è costituito da atti persecutori, il 13,86% da violenze sessuali e lo 0,29% da femminicidi, diversa è la rappresentazione sui giornali. Trova più spazio il femminicidio (22,2%), seguito da violenza sessuale (19,4%), domestica (17,8%), lesioni personali (15,9%), stalking (5,8%), molestie sessuali (2,9%), revenge porn (2,4%), tratta (1,6%). Cambia anche il modo in cui se ne scrive, dato che ci sono più articoli non strettamente di cronaca che affrontano il tema. Nei titoli il virgolettato è quasi sempre dell’aggressore o di chi lo difende, il che favorisce una forma di ‘himpathy’, ovvero l’empatia nei confronti dell’uomo. Nel caso del maltrattante, di solito si parla del suo ruolo professionale o della provenienza, mentre per la vittima ricorre la caratterizzazione anagrafica. La testata che riporta più di frequente reati contro le donne è Il Messaggero, quella a raccontarne di meno è il Secolo d’Italia. Dai dati è partito un lungo dibattito tra i presenti, nel corso del quale si è parlato anche di quanto fatto finora, del manifesto di Venezia, dell’inchiesta Irpimedia sulle molestie nelle scuole di giornalismo. È stata rilanciata la proposta di corsi dedicati alla violenza sulle donne nelle scuole dell’Ordine e la possibilità di domande sull’argomento anche all’esame professionale. ”Parlare di parità di genere e violenza sulle donne in Italia non è cosa semplice, questo è un paese che ha profonde radici patriarcali”, ha ricordato Alessandra Costante, segretaria generale Fnsi, ribadendo che comunque pur avendo ”sbagliato spesso e volentieri scrivendo articoli di cronaca sull’argomento, anche quegli articoli hanno portato a una crescita culturale del Paese”. ”L’abbiamo anche un po’ destrutturato questo patriarcato grazie alle battaglie al femminile”, ha ribadito Martina Semenzato, presidente della Commissione di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, che ha ricordato l’importanza della lotta anche per la violenza economica. ”In questi ultimi giorni abbiamo assistito a uno dei ministri della Repubblica che ha spostato lo zoom dell’attenzione sulle violenze sul tema dell’immigrazione, come se i responsabili fossero unicamente gli immigrati – ha attaccato duramente lo scrittore Stefano Massini, che ha mandato un proprio videomessaggio – è un esempio di come la comunicazione e narrazione siano fondamentali, le parole possono spostare molto il senso di ciò che si raccoglie in una notizia”.  (fonte ANSA)

Qui la sintesi della presentazione dei dati dell’Osservatorio presentati dalla professoressa Saccà:  dati osservatorio step

STAMPA QUESTA PAGINA