Mentre a Milano si stipula un protocollo mirato alla trasparenza e ad agevolare, nella lealtà e nella correttezza di tutte le parti coinvolte, il lavoro dei cronisti giudiziari, a Roma si fa un altro passo avanti per restringere ancora di più la possibilità dei cittadini di essere informati in maniera completa e corretta in merito a quanto accade nei Palazzi di Giustizia e nei rapporti con le forze dell’ordine.

Per tale ragione il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti guarda con molta preoccupazione alla nuova iniziativa del governo, diretta ad ampliare il divieto imposto alla pubblicazione degli atti depositati (e dunque a conoscenza degli indagati) relativi a tutte le ordinanze che applicano misure cautelari personali: dunque mai più virgolettati, né dettagli tratti dai provvedimenti che impongono misure restrittive personali o interdittive, fino alla conclusione delle indagini preliminari, ovvero fino al termine dell’udienza preliminare.

In questo modo i cittadini potranno avere sempre meno precisione sugli scandali riguardanti pubblici amministratori infedeli, finanzieri spregiudicati, bancarottieri, evasori fiscali, ovvero in relazione a tutti i reati che creano pregiudizio al funzionamento e alle finanze della pubblica amministrazione.

Il Cnog denuncia la progressiva e sistematica azione di riduzione degli spazi di controllo della stampa sull’operato dei pubblici poteri, già inaugurata dai limiti introdotti attraverso il decreto Cartabia sulla presunzione d’innocenza, che da tre anni rende sempre più difficile il lavoro dei cronisti, soprattutto quando le vicende giudiziarie riguardano colletti bianchi e potenti di ogni tipo.

Il Cnog invita il legislatore a non proseguire nella strada della compressione di un diritto di estremo rilievo per gli equilibri democratici del Paese, modificando il decreto legislativo 188/2021 e seguendo la linea inaugurata dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia, che ha sottoscritto un protocollo col presidente del tribunale e il procuratore di Milano, nonché con i rappresentanti dell’avvocatura, per consentire ai cronisti accreditati di chiedere formalmente ed ottenere copie delle ordinanze cautelari e altri atti giudiziari, come decreti o sentenze, secondo una definizione di interesse pubblico collegato a un preciso decalogo.

Auspicabile sarebbe anche un doveroso intervento sulle querele temerarie, adeguandosi alla normativa europea sulle cosiddette SLAPP (Stretegic Lawsuit Against Public Partecipation).

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