“Ragazzi non sto proprio bene, stavo lavorando ieri alla revisione ma il computer mi ha cancellato tutto, non so quando riuscirò a riaccendere, spero prima possibile, grazie per la pazienza e la disponibilità, un sorriso (virgola)” Questo il messaggio vocale che Antonio Malafarina ha lasciato agli amici Claudio Arrigoni e Lorenzo Sani con cui stava lavorando alla correzione delle bozze della loro guida che sarà pubblicata a breve su questo sito. Antonio, giornalista, scrittore, poeta, persona con disabilità, una delle principali “firme” del blog InVisibili” del Corriere della Sera.it e di Superando.it, coautore con Claudio Arrigoni e Lorenzo Sani di Comunicare la Disabilità. Prima la persona una guida per una comunicazione adeguata e rispettosa delle persone con disabilità, promossa e ideata dal Coordinamento per le pari opportunità dell’Ordine nazionale dei giornalisti, non ha riacceso il suo computer, non ce l’ha fatta.

Dopo dieci giorni in terapia intensiva si era ripreso, aveva ricominciato a lavorare, poi la ricaduta che oggi, domenica 11 febbraio, gli è stata fatale. Il 13 settembre del 1988, l’ultimo giorno di ferie in Calabria, un tuffo con gli amici per festeggiare l’esame di guida superato. Un tuffo finito male e il risveglio in ospedale: tetraplegico e con gravi difficoltà respiratorie. La presa di coscienza della nuova condizione e la determinazione ad andare avanti. “Io ero lo stesso, benché in un’altra condizione”- racconterà in una bella intervista su Superando.it dal titolo La passione di Antonio Giuseppe per la meraviglia della vita di Zoe Rondini  https://www.superando.it/2020/02/20/la-passione-di-antonio-giuseppe-per-la-meraviglia-della-vita/.

Malafarina è stato tra i più importanti giornalisti italiani con disabilità (insieme a Franco Bomprezzi), tra i pionieri di un giornalismo di qualità impegnato in prima persona a trattare i temi inerenti le persone con disabilità senza pietismo. Giornalista dal 2011 amante delle nuove tecnologie in grado di migliorare la qualità della vita e sempre attento a difendere e tutelare i diritti delle persone più fragili.

“Sono diventato giornalista per caso. Ne ho parlato più volte, non ci tornerò ora. È stato merito di tante persone, dell’applicazione e di molte coincidenze.- scriveva Antonio nel 2018 nella sua rubrica InVisibili sul Corriere (qui il link https://invisibili.corriere.it/2018/01/06/inviati-speciali-il-senso-della-mia-celebrita/ )-  Iniziai la mia carriera professionale testando i primi sistemi di riconoscimento vocale per computer. Sicuro di me, senza tentennamenti. Il cedimento di quella sera in ospedale era un fatto. Ma un fatto passato che si perdeva via via nella memoria. Non c’è spazio per il rimpianto nella mia vita.- e quindi proseguiva- Bene, c’è un filo conduttore lungo questo percorso. La gente dice che sono ottimista. Io mi credo un realista speranzoso. Ho fiducia nella società. Credo nella collettività, questo l’asse portante della mia vita, fede a parte. Non ditemi che il mondo va a rotoli. Sarà vero ma ci sono tante persone che tirano da un’altra parte. Non voglio cedere a un’idea distopica del mondo, perché se è vero che si riaffacciano i fantasmi di una guerra nucleare, che i ghiacci del Polo si stanno sciogliendo e che abbiamo isole di rifiuti nei mari, voglio fare affidamento su quelle persone che combattono tutto questo. Apposta risulto controcorrente. Ma, come ho già detto: non sono controcorrente, è la massa che nuota nella direzione opposta.- e quindi la sua consueta conclusione: un sorriso, no punto ma virgola come se quel sorriso dovesse continuare all’infinito. Che il nostro sorriso ti accompagni lassù amico caro e prezioso.

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