Contribuire con inchieste, memorie, documenti e altri elementi di prova alla ricerca della verità e giustizia per Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Questo il senso della costituzione di ‘parte offesa’ firmata questa mattina nella sede del sindacato da Federazione nazionale della Stampa italiana, Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e Usigrai in rappresentanza delle numerose associazioni che hanno aderito alla campagna #NoiNonArchiviamo. Un impegno da realizzarsi creando un gruppo di lavoro composto da giornalisti, attivisti, politici ed esperti che si dedichi a raccogliere il materiale necessario.

«Un atto doveroso – hanno detto durante la conferenza stampa Giuseppe Giulietti e Raffaele Lorusso, presidente e segretario generale della Fnsi – l’impegno profuso dal sindacato per ‘illuminare’ la vicenda della giornalista e dell’operatore del Tg3 uccisi in Somalia il 20 marzo 1994. Non è una vicenda familiare. Non è solo una iniziativa dei giornalisti, ma una vicenda che deve riguardare tutti gli italiani, le istituzioni, lo Stato».

Il presidente Giulietti ha ribadito che «oggi che Giorgio e Luciana Alpi non ci sono più sarebbe gravissimo lasciar cadere nell’oblio la vicenda di Ilaria e Miriam. Per questo, con un impegno unico di Ordine, Fnsi, Usigrai e delle tante associazioni che ci hanno accompagnato, questo ‘noi’ collettivo firma oggi l’atto di costituzione di ‘parte offesa’: un istituto giuridico che ci darà la possibilità di affiancare i difensori della famiglia producendo memorie, inchieste giornalistiche e documenti a sostegno delle indagini».

L’atto, firmato al termine della conferenza stampa dai rappresentanti dei giornalisti, non riguarda solo sindacato e Ordine, «parti lese dall’omicidio che ha colpito il bene comune della libertà di informazione», ha precisato Giulietti, ma tutte le associazioni che hanno aderito alla campagna #NoiNonArchiviamo: i giornalisti del Cdr del Tg3; Ordine dei giornalisti del Lazio, Associazione Stampa Romana, Articolo21, Rete NoBavaglio, Libera, Libera Informazione, Legambiente, Associazione Amici di Roberto Morrione, Amnesty International Italia e i cittadini e le cittadine italiane che hanno a cuore la verità e la giustizia.

«Un atto dalla doppia valenza – ha spiegato l’avvocato Giulio Vasaturo – simbolica e concreta. La valenza simbolica ha anche l’intento di stabilire un principio, per cui chi colpisce un giornalista colpisce tutta la comunità dei giornalisti e la stessa libertà di espressione sancita dalla Costituzione. La valenza concreta è la possibilità di presentare elementi di prova alle autorità inquirenti. Elementi che, in questi anni di impegno dei giornalisti, spesso si sono rivelati essenziali per l’esito dei processi, come già avvenuto anche nel caso Alpi-Hrovatin con il lavoro di Chiara Cazzaniga, le cui inchieste hanno contribuito a far emergere la verità su Hashi Omar Hassan, riconosciuto innocente dopo 16 anni di carcere».

Il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, ha ricordato gli altri casi che il sindacato si è impegnato a ‘illuminare’ in questi mesi, come quelli dei giornalisti minacciati per via del loro lavoro e quelli di Giulio Regeni e Andrea Rocchelli. «Venerdì – ha ricordato – saremo a Pavia, in tribunale, per la prima udienza pubblica del processo per l’omicidio del fotoreporter avvenuto in Ucraina nel 2014. Continueremo a chiedere ‘verità e giustizia’ anche in questo caso, che ci vede parte civile. Un atteggiamento, adottato in numerosi altri processi, che pochi giorni fa ha portato ad un grande risultato: una sentenza importantissima arrivata dalla Sicilia in cui si riconosce l’aggravante mafiosa per le minacce del fratello di un boss al giornalista Paolo Borrometi. Nella giustizia italiana – ha concluso Lorusso – inizia ad affermarsi il principio per cui chi colpisce un giornalista colpisce l’articolo 21 della Costituzione».

Il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani ha lanciato la proposta di creare un gruppo investigativo così da «metterci tutti insieme per ottenere verità e giustizia attraverso le inchieste giornalistiche, contribuendo alle indagini e mantenendo fede all’impegno preso con Luciana Alpi al primo presidio #NoiNonArchoviamo», ha ricordato. Proposta subito accolta da direttori presenti: Luca Mazzà, del Tg3, Antonio Di Bella, di RaiNews e Vincenzo Morgante, della Tgr Rai.

Il segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Guido D’Ubaldo, ha ribadito il ruolo dell’Odg, «ancora una volta al fianco di Fnsi e Usigrai e delle associazioni che chiedono verità e giustizia. L’Ordine – ha spiegato – in questo nuovo mandato ha scelto la strada della sintonia con gli altri enti della categoria per fare fronte comune in questo momento così difficile. L’Odg ha l’obbligo per legge di prendere parte in questa vicenda», ha rilevato, concludendo con il ricordo di Luciana Alpi «e quella rabbia e quella tristezza che aveva negli occhi quando, fino a qualche settimana fa, scendeva in piazza con noi».

D’Ubaldo ha ricordato anche la recente intitolazione a Ilaria Alpi di una piazza di Latina, mentre il presidente Giulietti ha anticipato i prossimi appuntamenti che anche le altre associazioni che hanno aderito alla campagna hanno voluto dedicare a Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, come l’Associazione Amici di Roberto Morrione e Articolo21.

Per Fabrizio Feo, del Cdr del Tg3, la costituzione di ‘parte offesa’ rappresenta «la continuazione della battaglia condotta fin qui per chiedere il rispetto della verità. Anche – ha aggiunto – smontando le falsità, le leggende e i depistaggi che continuano a circolare sulla storia di Ilaria e Miran. Depistaggi certificati anche dal tribunale di Perugia, che ha scagionato Hashi Omar Hassan. Anche per questo serve una nuova commissione parlamentare di inchiesta sulla vicenda Alpi-Hrovatin», ha osservato.

In chiusura, il presidente Giulietti ha proposto a Mariangela Gritta Grainer di fare da coordinatrice del gruppo di lavoro, «per coniugare memoria e futuro», ha osservato. Proposta che ha trovato l’interesse della storica presidente dell’Associazione Ilaria Alpi. «Una proposta forte – ha rilevato – che può travolgere chi pensa che in sei mesi non si possa arrivare a nulla. Condivido il valore simbolico e il valore concreto dalla costituzione di ‘parte offesa’. Nella vita servono anche simboli e Ilaria e Miran lo sono. Come lo sono Giorgio e Luciana Alpi. Sarà importante – ha concluso Gritta Grainer – attivare una rete di giornalisti, personaggi della cultura e della politica che non sono disposti ad archiviare il caso Alpi-Hrovatin e dar vita così a un gruppo di lavoro allargato che torni a indagare su cosa accadde 24 anni fa».

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