Giornalisti in aree di guerra sempre più un bersagli in quanto testimoni scomodi                                                          

“Oltre all’Ucraina e a Gaza oggi sono tanti i conflitti armati nel mondo, molti dimenticati. In tutti i luoghi di guerra i giornalisti sono gli occhiali per cercare di vedere e capire quello che accade, per mostrare crimini che altrimenti resterebbero impuniti; da qualunque parte vengano commessi. Ormai avere la pettorina con la scritta Press significa diventare un bersaglio, perché nessuno vuole testimoni scomodi negli scenari di guerra.

C’è inoltre la necessità di riportare il punto di vista degli indifesi, di coloro che la guerra la subiscono e basta, perché le guerre che vediamo in tv non sono videogiochi, ma storie di sofferenza; di famiglie e persone spezzate e distrutte

L’Ordine dei giornalisti ha aderito alla campagna No Peace No panel, per chiedere che, nei media, sia presente, soprattutto nei dibattiti e negli approfondimenti, la voce di coloro che propongono percorsi di pace.  Credo che sia anche un modo per raccogliere il messaggio che giunge dalla tragedia consumatasi ad Hiroshima e Nagasaki.” Sono questi i passaggi salienti dell’intervento del presidente nazionale dell’Ordine Carlo Bartoli nel corso della manifestazione che si è svolta a Roma, in piazza della Rotonda  al Pantheon,  oggi 6 agosto, per la celebrazione del ricordo della bomba atomica lanciata sulla città di Hiroshima il 6 agosto 1945.

L’iniziativa è stata promossa, come ogni anno,   dal Comitato “Terra e Pace” presieduta da Athos De Luca, con il patrocinio del Comune di Roma, della Città metropolitana e della Regione Lazio, nonché dell’ambasciata del Giappone.  Il Comitato questo anno ha ritenuto di assegnare il Premio Hiroshima all’Ordine Nazionale dei Giornalisti per il ruolo importante che la stampa ha sempre svolto per la pace attraverso l’informazione della opinione pubblica mondiale. Al presidente Bartoli è stato consegnato un piccolo fossile di una forma di vita di 40 milioni di anni fa.
La celebrazione si è aperta con l’esecuzione degli inni nazionali del Giappone e dell’Italia da parte della Banda dei Carabinieri, un saluto dell’assessore Miguel Gotor di Roma Capitale, dell’assessore regionale Fabrizio Ghera e del rappresentante dell’ambasciata del Giappone.

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