Evento con la moglie Stella, il presidente del Cnog, promosso dalla on Pignedoli
Bartoli: difendere Assange è difendere la libertà di stampa, iniziativa presso la Camera dei Deputati
“Le persone non comprendono cosa significhi realmente la vicenda di Julian, la cui principale colpa è stata quella di fare luce su cosa accadeva realmente in Afghanistan e svelare la verità su crimini e corruzione da parte di esponenti dell’establishment degli Stati Uniti. E’ una vicenda che riguarda la libertà, non solo negli USA ma anche in Europa” così Stella Morris Assange, moglie di Julian, ha iniziato il suo intervento all’iniziativa “Il caso Assange e il diritto alla verità” svoltosi presso la Camera dei Deputati e promossa dalla europarlamentare Sabrina Pignedoli e dalla deputata Stefania Ascari.
“Siamo qui a difendere non solo la causa di un uomo incarcerato ingiustamente, ma anche e di conseguenza, a difendere un principio che è quello della libertà dell’informazione”. A dirlo è il presidente dell’ordine dei giornalisti Carlo Bartoli, nel convegno “Il caso Assange e il diritto alla verità” promosso alla Camera dall’europarlamentare del M5S Sabrina Pignedoli. Bartoli, accompagnato all’incontro dalla segretaria del Consiglio Nazionale dell’Ordine, Paola Spadari, ha ricordato come l’Ordine dei giornalisti italiano abbia dato la tessera d’onore ad Assange che “non è nè una spia, come molti erroneamente hanno detto, né uno che ha comprato o trafugato documenti riservati mettendo a rischio, come sostengono gli americani, la vita di molte persone”. “Tutto questo è falso – spiega Bartoli – perché Assange è solo un editore che ha divulgato dei documenti che era nell’interesse di tutti conoscere e che nel farlo ha messo al riparo tutte le persone coinvolte, oscurando nomi e riferimenti”. “In discussione, nel suo caso – prosegue il presidente dell’Ordine – è la segretezza delle fonti”. Un principio difeso in decine di sentenze anche della Corte Europea dei diritti dell’Uomo. “E non è solo la libertà d’informazione, ma anche quella d’espressione dei cittadini che va difesa”, sottolinea, perché con l'”ingiusta detenzione” del fondatore di Wikileaks “si sta mettendo in discussione anche lo stesso Primo emendamento della Costituzione americana che difende la libertà di parola e di pensiero e questo è già di per sè paradossale”. E “l’ulteriore anomalia è che tutto questo avvenga negli Usa” che è il Paese definito delle “libertà”. “Paradossale infatti è che si limiti la libertà di espressione dei cittadini”, continua Bartoli che ringrazia i “giornali che hanno accettato la sfida a non tacere” sul caso Assange. La sua difesa, incalza Bartoli, “è una vera battaglia perché la democrazia non può nè deve aver paura della verità”, la stessa parola che compare scritta in inglese – Truth – sulla maglietta scura indossata da Julian Assange nella foto di presentazione del convegno. “Continueremo a chiedere che Assange venga liberato”, conclude, perché va difesa “la libertà di parola e di espressione” e perché è una persona, un giornalista, un editore che “è rinchiuso ingiustamente in un carcere di massima sicurezza senza processo”. (ANSA).
Assange: moglie, punito solo perché ha fatto il giornalista
“Quello in cui un uomo che si è battuto per difendere le regole e i principi è in prigione, è un mondo alla rovescia”. A sostenerlo è la moglie di Julian Assange, Stella Morris, che, invitata a parlare al convegno ‘Il caso Assange e il diritto alla verità’, promosso a Montecitorio dall’europarlamentare M5S Sabrina Pignedoli, punta il dito contro chi vuole continuare a tenere recluso suo marito e contro chi ha fatto calare una cappa di silenzio sul suo caso. “Oggi a rivolgersi a voi dovrebbe esserci lui”, dice Stella invitata a parlare “per la prima volta in Parlamento ed è incoraggiante vedere tante persone qui oggi”. “Nei miei viaggi nel Regno Unito e in altri Paesi riscontro la consapevolezza del fatto che il suo caso sia emblematico del nostro tempo”, dichiara, e “la gente ha capito che non è necessario conoscere tutti i cavilli legali del suo caso, ma è importante sapere che lo si vuole far soffrire”. “C’è stato un abuso del processo legale per fare di lui un caso e mandare un segnale a chi vorrebbe fare le stesse cose: ossia denunciare i crimini di guerra più terribili e l’impunità di chi li ha commessi. Julian ha pubblicato solo la verità sui crimini commessi anche da Stati” e sulla “copertura e l’insabbiamento che ne sono seguiti”. “Julian – incalza – ha denunciato tutto questo. E le persone si sentono offese per come è stato trattato, un uomo tenuto in un carcere di massima sicurezza insieme ai peggiori criminali, senza scontare nessuna pena”. “Quelli che vogliono Julian in carcere, non credono nella democrazia, né nei diritti umani. Julian – prosegue – è una figura che divide e il suo caso è sempre stato affrontato solo in termini di ‘bianco’ e ‘nero’ anche se io cerco di spiegare che non è così. Lui non è un eroe, ma è crudele quello che si fa contro di lui”. “Julian – racconta – aveva deciso di venire in Europa quando decise di pubblicare” tutti quei documenti, “perché qui era nata la democrazia”. E contava di essere tutelato “perché non aveva violato alcuna legge, era venuto qui perché qui c’è il diritto di dire la verità senza essere puniti”, ma il Regno Unito, invece, “facilita dal 2010 la sua detenzione arbitraria” e dal “2019 lo ha trasferito in un carcere di massima durezza”. “Il dovere dell’Europa – afferma – è mobilitarsi in sua difesa” perché “questo ha ripercussioni su ognuno di voi”.
“Tutti sono d’accordo nel ritenere che quello di Assange è stato un grandissimo scoop. Julian viene accusato solo di aver fatto il giornalista”. Comportandosi così, il Regno Unito, incalza Stella Assange, “sta dicendo che i giornalisti devono tenere segreti i crimini di guerra commessi dagli Stati Uniti. Julian aveva il dovere come giornalista e l’obbligo come persona di rendere tutto di pubblico dominio”. “Se c’e’ un posto in cui bisogna battersi per la difesa dei diritti, quel posto è qui”, assicura la moglie del fondatore di Wikileaks che ricorda come il York Times, The Guardian, Le Monde, El Pais e Der Spiegel abbiano lanciato un appello per chiedere la liberazione di Assange. “Il caso di Julian è di così alto profilo che crea una nuova realtà, una realtà in cui si possono perseguitare le persone solo perchè fanno il loro dovere”.
All’incontro hanno partecipato anche la vicedirettrice del Fatto Quotidiano Maddalena Oliva e Alessandro di Battista, attivista politico. (ANSA)