Categoria: approfondimenti tematici 2025

La rilevanza dei quotidiani nell’era digitale dell’informazione “incidentale”

di Lelio Simi
Per molto tempo ha suscitato grande fascino immaginare il giorno nel quale l’ultimo editore al mondo che realizza ancora il proprio giornale di carta stamperà, per l’ultima volta, delle copie da portare in edicola (gli addetti ai lavori hanno molto fantasticato sulla, ipotetica, data dell’ultima copia stampata dal New York Times).

Nel mondo dell’informazione eravamo tutti convinti che quella fosse la linea di confine che separa un prima e un dopo: il segnale che il digitale aveva definitivamente completato la sua opera e portato all’estinzione l’industria dei quotidiani, almeno per come era stata concepita fino ad allora.

Ci sbagliavamo. …

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La nuova rilevanza del giornalismo nell’era dei social media

di Anita Bonetti, Walter Quattrociocchi
Quali prove affronta il giornalismo oggi? Il giornalismo è forzato a camminare su un filo sottile, sospeso tra l’aspirazione a essere watchdog dell’informazione e la necessità di sopravvivere in un ecosistema digitale che cambia a velocità vertiginosa. In un momento storico in cui il fact-checking viene messo pesantemente in discussione, la fiducia nelle Istituzioni appare ai minimi storici e le piattaforme digitali premiano chi sa catturare l’attenzione, i giornalisti devono competere con realtà che si adattano meglio ai nuovi media digitali e parlano il linguaggio delle generazioni connesse. Sopravvivere, spesso con introiti pubblicitari in calo, sembra già un traguardo.
Eppure, il digitale non è solo un nemico: è anche una straordinaria opportunità . Mai prima d’ora si era avuta una tale gamma di strumenti per raccontare storie, diffondere notizie e raggiungere pubblici globali. Questa rivoluzione tecnologica non riguarda solo il giornalismo, ma ha trasformato profondamente la nostra società, ridefinendo il modo in cui viviamo, comunichiamo e comprendiamo il mondo…

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Il giornalista nell’era dell’informazione digitale, quali prospettive giuridiche e deontologiche?

di Ginevra Cerrina Feroni
Le recenti decisioni di alcune grandi piattaforme online (Meta, Google, YouTube) di abbandonare i sistemi di moderazione basati sul cd. fact checking a favore delle cd. community notes negli USA , insieme alle ultime notizie in materia di sviluppo delle IA generative e degli “agenti di IA”, impongono ancora una volta di interrogarsi sulle prospettive giuridiche e deontologiche della professione giornalistica nell’era contemporanea dell’informazione digitale.
Il recente revirement delle grandi piattaforme online verso un sistema di moderazione delle informazioni e di verifica delle cd. fake news non più basato sul cd. fact checking è foriero di numerose implicazioni di natura costituzionale. Stando alle dichiarazioni degli amministratori delegati delle grandi piattaforme, la decisione è motivata in primo luogo dalla volontà di ridurre gli errori di valutazione delle informazioni e prevenire possibili fenomeni di censura. Sono stati, in effetti, documentati diversi casi di erronea valutazione automatica delle informazioni, eliminate o oscurate dalle piattaforme perché erroneamente classificati dai sistemi di IA come fake news o, comunque, contrari ai termini di utilizzo in vigore . Senza considerare come il riconoscimento del potere di verifica della veridicità dei contenuti in capo alle piattaforme online attribuisce loro il potere – incontrollato e incontrollabile – di decidere cosa costituisca disinformazione e cosa no , con significative ripercussioni sulla libertà di espressione degli individui e sul pluralismo mediatico…

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Intelligenza artificiale nel giornalismo e le battaglie giudiziarie sul copyright

di Deborah Bianchi
L’intelligenza artificiale non sarà una miniera d’oro per gli editori: gli introiti milionari derivanti dalla licenza di utilizzo concessa per ChatGPT, frutto dell’accordo con OpenAI, rappresentano solo l’1% delle entrate totali delle case editrici licenzianti come Axel Springer o Dotdash Meredith.

“Secondo le previsioni di Nielsen – si legge – è improbabile che nel prossimo futuro la maggioranza degli editori possa trarre entrate significative dalla concessione in licenza di contenuti alle aziende tecnologiche. Puntare in maniera sostanziale a questi accordi potrebbe rivelarsi una strategia rischiosa e limitante. Questo approccio “miope” rischia di non essere sostenibile nel lungo termine”.

Gli accordi tra gli Editori e le GenAI companies principalmente stabiliscono che – dietro compensi milionari – le piattaforme come Search GPT possano addestrarsi sui “contenuti nobili” degli editori e per ogni out-put riferito a una notizia si sono obbligate a inserire il link di collegamento al relativo giornale. Tuttavia, è improbabile che ciò possa costruire un traffico di referall significativo. È invece quasi certo che l’utente, una volta ottenuta la notizia, si senta appagato senza ulteriormente peregrinare per il web cliccando sull’url della fonte. Ecco fatto: il Search GPT del momento ha asfaltato i giornali-partners…

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Uso dell’intelligenza artificiale nelle redazioni italiane

di Paolo Cagnan
Che fine farà il giornalismo, così come lo conosciamo oggi, con l’uso sempre più pronunciato dell’intelligenza artificiale: aumenterà o diminuirà la sua rilevanza? Bella domanda, verrebbe da dire. Cambierà radicalmente il modo di produrre informazione: di questo sembrano tutti convinti, mentre è sul “come” che i pareri e le previsioni differiscono anche nettamente. Non c’è solo la polarizzazione emotiva tra spaventati ed entusiasti. Ci sono i contesti di riferimento, i budget aziendali, le dimensioni delle redazioni, i mercati diversificati, i modelli di business. Tutto si tiene, in un insieme complesso che andremo qui a raccontare. Se confrontiamo fonti autorevoli come i report del Reuters Institute, il Digital News Report Italia, le previsioni di FT Strategies e Nieman Lab’s, l’Emerging Tech Trend Report del Future Today Institute, appare chiaro come i nuovi ecosistemi digitali trasformeranno anche i flussi di lavoro giornalistici.
Secondo le previsioni più ottimistiche, le macchine faranno i lavori noiosi al posto nostro, e noi potremo in qualche modo riappropriarci della nostra professione. Saremo in grado di spaziare molto più liberamente tra formati diversi (parola scritta, audio, video) e di trovare notizie, connessioni, dati storici come mai prima d’ora, grazie a una lettura incrociata di fonti e di dati pubblici sempre più copiosi e accessibili…

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