Il Comitato Esecutivo del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti esprime solidarietà alla collega Francesca Nava di Tpi che, rivolgendo una domanda al presidente del Consiglio si è sentita rispondere in maniera scomposta e non consona al ruolo di rappresentante delle istituzioni, in visita alla città di Bergamo martoriata dal flagello del coronavirus.
Un modo inadeguato di tenere una conferenza stampa che mette a repentaglio il principio irrinunciabile del dovere di informare e il diritto di essere informati.
I giornalisti hanno il compito di fare domande, anche quelle che possono risultare scomode per i governanti di turno. Che spesso si schierano in favore della libertà di stampa solo se le inchieste riguardano gli avversari di partito. La politica, in modo assolutamente trasversale, sogna una stampa asservita, per puntare sulla disintermediazione critica.
L’Esecutivo denuncia inoltre le modalità di conferenza stampa che, in piena emergenza sanitaria, non tengono in considerazione le basilari regole di rispetto delle distanze. Nel capoluogo ligure decine e decine di cronisti e tecnici delle tv confinati in un corridoio largo un metro e mezzo, costretti a lavorare uno addosso all’altro senza il rispetto delle precauzioni minime e sotto gli occhi del presidente del Consiglio e di una ministra della Repubblica. Lo testimoniano foto e video che hanno fatto il giro del mondo. Quanto accaduto martedì a Genova, in occasione della cerimonia organizzata per la conclusione dei lavori di edificazione del nuovo ponte, ha dimostrato quanto scarsa o se non addirittura nulla sia l’attenzione rivolta alle condizioni in cui operano i giornalisti chiamati a raccontare, documentare, aggiornare le cronache in questo tempo difficilissimo. Tanto più grave se ciò avviene in ambiti istituzionali (nel caso del capoluogo ligure, l’organizzazione dell’evento era a cura di una struttura governativa di concerto con le autorità locali). Scene in parte analoghe si sono succedute anche in altre occasioni. Tutto ciò è intollerabile.