Il saluto del presidente dell’Ordine all’assise dei giornalisti del servizio pubblico
“E’ importante mantenere l’attenzione a ciò che accade in RAI, la più grande industria culturale italiana. Intendo però soffermarmi prima sull’emergenza che riguarda la cronaca giudiziaria e che ci riguarda tutti.” – lo ha affermato il presidente nazionale dell’Ordine Carlo Bartoli intervenendo nella seconda giornata di congresso dell’USIGRAI.
“Ho proposto – ha proseguito – nel convegno dell’Ordine con la ANM del 13 gennaio, l’abolizione del comma 7 dell’art 114 del Codice di procedura penale che stabilisce che ‘la pubblicazione del contenuto degli atti non coperti dal segreto è sempre consentita’. Ovviamente è una provocazione visto che sarebbe meglio fare così che proseguire in questo stillicidio di norme che svuotano il principio della libera informazione. Sempre in quell’appuntamento il presidente dell’Associazione Magistrati, Santalucia, ha affermato che ci stiamo avviando verso una deriva in cui una persona viene privata della libertà con motivazioni generiche e vaghe.
C’è poi un attacco continuo al giornalismo di inchiesta, che si intreccia con un abnorme utilizzo delle querele temerarie contro i giornalisti; motivo di attenzione da parte dell’Unione Europea sullo Stato di Diritto del nostro Paese. E, peggio ancora, assistiamo ad una delegittimazione continua del giornalismo di inchiesta, che invece va difeso con forza da tutta la categoria. A volte i colleghi possono sbagliare, ma non dobbiamo mai esitare nella tutela di questa fondamentale modalità di lavoro giornalistico.
Non è accettabile che la persona più ricca del mondo possa insultare liberamente su un social media di sua proprietà mentre i giornalisti subiscono azioni giudiziarie pesantissime, penali o civili. E’ vero che una notizia di cronaca giudiziaria data male può distruggere una vita, ma anche una querela temeraria la distrugge, soprattutto a chi non ha un editore solido alle spalle.
Si dice che le attività di “fact checking” e moderazione vengono eliminate dai social media come se fosse una vittoria della libertà di espressione: è una menzogna per giustificare atteggiamenti pericolosi. La libertà di espressione non centra nulla, la libertà di espressione riguarda le opinioni, che devono essere sempre libere, mentre qui parliamo della falsificazione dei fatti che si svolge sui social media.
Il fact checking non impedisce di leggere le notizie false, ma mette degli “alert” avvisando il lettore. Nessuno vieta di leggere che la Terra è piatta, ma sicuramente non si può affermare che sia una verità scientifica.
Sulla RAI ribadisco che essa deve svolgere un ruolo di garanzia per una informazione plurale e completa. Il servizio pubblico è l’unica azienda editoriale che riesce a offrire un’informazione adeguata su tutti i territori a fronte di un grave processo di desertificazione dell’informazione locale che va avanti da anni.
Mancano risorse certe e programmate, è contraddittorio decidere di anno in anno, nessuna impresa, grande o piccola, funziona in questo modo. E’ necessario avere una governance autorevole e autonoma, plurale e rispettosa delle norme europee, in particolare di quanto stabilisce il Media Freedom Act. Serve un progetto di lungo respiro che faccia della Rai non solo una industria culturale e di informazione, ma anche una piattaforme e punto di incontro per lo snodo di contenuti. Oggi la vera sfida è sui gatekeeper. Altrimenti l’Italia rischia di essere espropriata della sua alta capacità di produrre contenuti audiovisivi.
Nessun potere ama il giornalismo indipendente, forte e autonomo; ma tutti noi siamo così e continueremo ad esserlo.”