A seguito della delibera del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti del 21 giugno 2005, i praticanti, per essere ammessi agli esami di idoneità, dovranno documentare la partecipazione a corsi di formazione o preparazione teorica anche “a distanza”, della durata minima di 45 ore, promossi dal Consiglio Nazionale o dai Consigli Regionali dell’Ordine che rilasceranno la certificazione di frequenza anche ai fini dei permessi previsti dall’art. 35, lettera i) del CNLG.
La decisione, infatti, si basa sulla facoltà che la legge riconosce al Consiglio Nazionale di fissare le modalità di svolgimento del praticantato. Il corso che tradizionalmente si svolge a Fiuggi, organizzato dal Consiglio nazionale, è programmato solo nelle sessioni di aprile ed ottobre.
News Corsi di formazione
Salvare il giornalismo locale per salvare la democrazia
di Gabriel Kahn
Come avrete saputo, il giornalismo americano non se la passa bene. Il Los Angeles Times ha eliminato il 20 per cento della redazione in un solo giorno; Sports Illustrated ha licenziato tutti in tronco; e Vice, la testata che avrebbe dovuto attirare i giovani e rappresentare il futuro dell’informazione, ha dichiarato bancarotta. E questo soltanto nei primi due mesi dell’anno.
Il declino negli Stati Uniti è cominciato ormai da diverso tempo. I news deserts, o deserti dell’informazione (termine coniato da Penny Abernathy per indicare le aree prive di fonti di notizie locali), costituiranno presto un quarto del Paese. La seconda catena della nazione impiega un modello di business basato sui ghost papers, giornali spesso redatti da un unico giornalista e riempiti con take di agenzia.
La situazione contemporanea è un po’ come la storia della bancarotta del personaggio di Hemingway ne “Il sole sorge ancora”. E’ successo così: “gradually, then suddenly”, un po’ alla volta e poi all’improvviso.
Quel che ancora si stenta a capire è che il problema non è insito nel giornalismo, ma è un problema di democrazia. Le società democratiche non possono funzionare senza una stampa indipendente. Purtroppo, in questo momento negli Stati Uniti, in vista di una delle elezioni più importanti della sua storia, c’è proprio un vuoto di informazione autonoma.
leggi tutto“Una nuvola scintillante di frammenti” – Sommario
di Lelio Simi
Da circa quattro lustri il ciclo di aggregazione e disaggregazione delle piattaforme digitali investe e rivoluziona interi settori industriali, dal trasporto pubblico (con app come Uber) a quello del turismo (con app come Airbnb), colpendo anche le industrie dei media, compresa quella dei giornali e delle notizie.
Non soltanto il formato “monoblocco” del giornale è stato frammentato — in singoli articoli consegnati, pezzo per pezzo, via social media e riassemblati poi in grandi aggregatori come Google News o Apple News — ma il ciclo digitale bound/unbound ha disaggregato anche la “professione” giornalistica abilitando potenzialmente chiunque a diventare un “fornitore di servizi di informazione” in modalità del tutto simile a come (potenzialmente) è stato abilitato chiunque a diventare un “fornitore di trasporto pubblico” o un “fornitore di un alloggio temporaneo”.
L’intelligenza artificiale tra i banchi di scuola
di Elena Golino
I primi ad usarla, neanche a dirlo, sono i più giovani. Non ancora come materia di studio ma direttamente, sui cellulari o i pad.
Noi della Commissione Cultura del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, insieme ai funzionari del Ministero dell’Istruzione e del Merito, abbiamo provato a verificare quanto l’uso e la diffusione dei sistemi legati al IA fossero significativi. Non eravamo sicuri che l’esperimento avrebbe funzionato. E invece la realtà ha sciolto ogni dubbio. I primi di quest’anno abbiamo lanciato tra tutte le classi superiori d’Italia un bando che aveva come tema la realizzazione di un elaborato usando IA e commentando i rischi di veridicità che questo strumento avrebbe potuto comportare; un bando difficile per come era articolato e per le riflessioni ad esso legate *(allegato 1). Risultato: ad oggi sono arrivate diverse decine risposte di partecipazione.
Un segno concreto che i giovani viaggiano con i tempi che cambiano, molto più rapidamente di come le generazioni precedenti mutavano…
leggi tuttoIntelligenza artificiale nelle redazioni italiane
di Andrea Iannuzzi
La relazione che segue si pone l’obiettivo di verificare l’impatto dell’intelligenza artificiale generativa nel giornalismo e nell’editoria in Italia, analizzandone la diffusione, l’efficacia, le prospettive e le criticità, attraverso casi di studio e interviste condotte all’interno delle principali testate italiane, sia quelle tradizionali che affiancano alle pubblicazioni digitali le edizioni cartacee (e le loro repliche digitali), sia quelle “all digital”.
Se il 2022 è stato l’anno della scoperta, nel 2023 le piattaforme di intelligenza artificiale generativa – da ChatGPT (OpenAI) a Bard, poi evoluta in Gemini (Google), passando per Claude (Anthropic) – sono entrate nell’uso quotidiano degli utenti della rete, trovando applicazioni in diversi ambiti di ricerca e professionali e rendendo familiare l’approccio con i cosiddetti Large language models, che stanno alla base del loro funzionamento e della capacità di generare contenuti che imitano le capacità dell’intelletto umano.
Nelle redazioni e nelle aziende editoriali sono cominciati i primi esperimenti, volti soprattutto all’introduzione di strumenti in grado di sfruttare le potenzialità dell’IA per velocizzare e semplificare la produzione e la pubblicazione di contenuti: servizi di traduzione istantanea, di trascrizione da audio a testo, produzione di audioarticoli, newsletter automatizzate, abstract e sommari, titoli adatti alla Search Engine Optimization (SEO)…
Informazione, un cambio di paradigma? L’impatto del Digital Services Act sul mondo dell’informazione
di Ginevra Cerrina Feroni
Una componente significativa dell’economia europea e della vita quotidiana dei suoi cittadini è rappresentata dai servizi della società dell’informazione e, in particolare, dai servizi intermediari. È noto, tuttavia, come l’inarrestabile trasformazione digitale e il maggiore utilizzo di tali servizi da parte dei cittadini abbiano dato origine a nuovi rischi e sfide per i singoli destinatari dei vari servizi, per le imprese e per la società nel suo complesso.
Per superare l’inadeguatezza della Direttiva sul commercio elettronico 2000/31/CE ad affrontare tali sfide (in particolare in punto di regime di responsabilità e di armonizzazione sul territorio dell’Unione europea) la strategia europea del Digital Single Market intende perseguire due obiettivi fondamentali di politica legislativa: da un lato, tutelare i diritti e le libertà fondamentali delle persone fisiche attraverso la rimozione dei contenuti illeciti diffusi al pubblico; dall’altro responsabilizzare i fornitori dei servizi. Nell’ambito di tale strategia, il Regolamento (UE) 2022/2065 (anche noto come “Digital Services Act” o “DSA”) si prefigge così di rimuovere gli ostacoli alla crescita del mercato digitale europeo, incentivando l’offerta di contenuti e servizi digitali. In particolare il suo obiettivo principale è quello di rimodulare il regime di responsabilità previsto dalla previgente Direttiva sul commercio elettronico 2000/31/CE, a seconda della tipologia e delle dimensioni degli intermediari.
leggi tuttoGiornalismo e intelligenza artificiale: aspetti giuridici e normativi – Sommario
di Deborah Bianchi
L’Intelligenza Artificiale (AI) e l’Intelligenza Artificiale Generativa (GenAI) hanno costituito uno dei temi prioritari nell’ordine del giorno del World Economic Forum accanto alla guerra in Ucraina e al clima. Il tema è davvero epocale: dall’avvento dei modelli GenAI parte una nuova era tecnologica. Nessuna delle potenze mondiali vuole restare indietro nella corsa al primato economico e politico-giuridico e cerca di imporre il proprio legal framework, nonostante la consapevolezza dell’esigenza di un “patto digitale globale” su AI e GenAI. In questo nuovo scenario deve imparare a ricollocarsi anche il giornalismo. Reduce dall’adattamento alla dimensione digitale, deve ora rimboccarsi le maniche per confrontarsi con la nuova dimensione “digitale generativa, multimodale e sintetica”.
Questo confronto implica un’ulteriore trasformazione del lavoro del giornalista che dev’essere ancora di più un’attività fortemente inclusiva. Laddove i GenAI disintermediano e isolano l’utente, il giornalista riannoda tutti i collegamenti della catena di valore dell’AI e così facendo permette al lettore di accedere all’informazione autentica, stimolandone il senso critico. Il giornalista deve inoculare nell’informazione restituita dagli outputs dei GenAI il germe dell’inclusività coinvolgendo tutti gli stakeholders dell’argomento trattato innescandovi il dibattito pubblico.