“Siamo profondamente amareggiati dai contenuti e dai toni del dibattito parlamentare sulle intenzioni del Governo di abolire l’Ordine dei Giornalisti, trasformandolo in qualcosa di diverso e, dunque, snaturandolo. Se questa è la visione che il Governo ha degli Ordini professionali è un’idea quantomeno riduttiva, che va contro la ratio legis che ha portato all’istituzione di questi Enti, e contro la stessa Costituzione”.
Così il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, Filippo Anelli, interviene sulle dichiarazioni del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, onorevole Vito Crimi, che, rispondendo a un’interrogazione di fronte alla Commissione Cultura della Camera, ha ribadito che “l’abolizione dell’Ordine è un tema all’ordine del giorno del governo e la legislazione italiana prevede già strumenti adeguati a disciplinare le categorie professionali per le quali non esiste un albo professionale, ed è la legge sulle professioni non regolamentate (legge n. 4 del 14 gennaio 2013), e renderebbe il sistema più libero, efficiente, riducendo precariato e disoccupazione, oltre ad aprire a nuovi scenari che si possano adattare con più flessibilità al mondo dell’informazione che cambia radicalmente e velocemente”.
“Gli Ordini professionali – continua Anelli – lungi dall’essere strumenti coercitivi, restrittivi della libertà del sistema, sono invece garanzie che lo Stato ha voluto a tutela proprio delle libertà e dei diritti dei cittadini. L’Ordine dei Giornalisti è infatti garante dell’articolo 21, sulla libertà di stampa e di manifestazione del pensiero e delle opinioni, così come l’Ordine dei Medici e gli altri Ordini delle Professioni sanitarie sono posti a guardia dell’articolo 32, sulla tutela del diritto alla salute”.
“Iscriversi a un Albo significa ben più che pagare una tassa – afferma ancora Anelli -. Vuol dire entrare a far parte di una comunità professionale che condivide principi e valori e che si detta autonomamente regole per concretizzare tali valori nell’interesse dei cittadini, dello Stato, della Professione stessa nel senso più alto. Iscriversi a un Albo significa accettare, in nome di un interesse più elevato, quello della collettività, di essere sottoposto non solo, come tutti i cittadini, alla responsabilità civile e a quella penale ma anche a quella etica e deontologica, a volte persino più restrittiva delle altre due, ma fondamento essenziale e ineludibile dell’esercizio della Professione. E vuol dire farlo con orgoglio, tenendo sempre fede a quelli che per il Medico sono il Giuramento e il Codice, per il Giornalista sono le norme e i doveri dettati dalla Deontologia”.
“Noi medici non siamo contrari alle riforme, così come non lo sono i giornalisti, siamo stati anzi noi per primi a volerci riformare indicendo gli “Stati Generali della Professione – conclude il presidente Fnomceo -. Ci opporremo invece a qualunque tentativo di smantellare o anche solo indebolire   gli Ordini intesi come comunità etiche a garanzia dei diritti e delle libertà dei nostri cittadini”.

STAMPA QUESTA PAGINA