Autore: Fabio Fattore

Editore: Mursia (2018), pag. 338, Euro 19,00

 

Alla vigilia della seconda guerra mondiale, fu deciso che gli inviati dei giornali fossero richiamati alle armi e inquadrati in nuclei. Inseriti nelle Forze Armate, furono veri e propri “embedded” che operavano, però, in maniera diversa gli uni dagli altri, a seconda del fronte e dell’arma di riferimento.

Spesso risiedevano nelle retrovie e potevano solo visitare i reparti, senza assistere direttamente alle azioni. Non per questo furono immuni da rischi, come successe a tre, catturati dagli inglesi, durante l’avanzata su Sidi Barrani nel 1940 e che, considerati a tutti gli effetti ufficiali in servizio, trascorsero il resto della guerra in prigionia. O come nel caso di Gianni Calvi che affrontò con la “Tridentina” il dramma della ritirata di Russia e lo testimoniò su “Il Popolo d’Italia”, rientrato in Patria.

I corrispondenti al seguito della Marina, imbarcati sulle varie unità, vissero esperienze del tutto diverse, rispetto ai colleghi che seguirono le operazioni terrestre, perché furono presenti in molte operazioni, come a Capo Matapan. Gli “embedded” dell’Aeronautica, il più delle volte, scrissero reportage con scarne indicazioni raccolte nelle basi; solo in alcuni casi salirono a bordo di aerei, per voli di ricognizione e bombardamenti. Alcuni erano abilitati al pilotaggio, come Raffaello Guzman che in una occasione raccontò di avere volato, completamente da solo, dall’Italia al fronte orientale.

Fattore, in questo saggio, ha preso in esame i contenuti delle corrispondenze pubblicate, tra il 10 giugno 1940 e l’8 settembre 1943, sui sei principali quotidiani del tempo: “Corriere della Sera”, “La Stampa”, “Il Messaggero”, “Il Popolo d’Italia”, “Il Giornale d’Italia” e  la “Gazzetta del Popolo”. La storia del “Messaggero” in quei tre anni di guerra, per esempio, rivive in queste pagine, attraverso i suoi inviati più famosi, dall’Africa alla Russia e nel Mediterraneo. In particolare con Bruno D’Agostini che seguì tutta la campagna nordafricana, fino a El Alamein (ndr: I giornalisti furono allontanati, alla vigilia della battaglia finale). Tra le firme ricordate troviamo quelle di Curzio Malaparte, Dino Buzzati, Paolo Monelli, Indro Montanelli, Virgilio Lilli ed Enrico Emanuelli. Ma tutti i corrispondenti impegnati sui vari fronti dovettero, peraltro, destreggiarsi in una giungla di ordini e di divieti, per riuscire a raccontare la guerra.

Nel primo capitolo, l’Autore, sviluppa il tema della mobilitazione dei giornalisti. Nei successivi, esamina in dettaglio i vari fronti e l’impegno degli inviati in Africa Settentrionale, Grecia e Russia. In due capitoli, poi, troviamo sia le cronache “dal cielo” (per quanto riguarda i corrispondenti accreditati presso l’Aeronautica) che quelle “dal mare” (dai giornalisti accreditati presso la Marina).

Fabio Fattore, giornalista, è Autore di: “Dai nostri inviati a Giarabub”, “Gli italiani che invasero la Cina” e di una serie di saggi su “Nuova storia contemporanea”.

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