“La pubblicazione della foto della bambina ucraina che imbraccia il
fucile mentre succhia un lecca lecca è stata utilizzata in maniera
massiccia dai media italiani. Questa scelta, prima ancora di violare la
Carta di Treviso sulla protezione dei minori, pone serissimi problemi
etici ai direttori che hanno deciso di utilizzarla senza valutare gli
effetti della pubblicazione di una foto del genere.
Se i social media diventano la fonte acriticamente utilizzata per
attingere non notizie ma foto costruite, il giornalismo rischia
seriamente di smarrire la propria funzione. Occorre chiedersi se abbia
senso una scelta del genere in un contesto nel quale morte, dolore e
sofferenza travolgono la vita di centinaia di migliaia di persone.
La guerra è una tragedia che il giornalismo ha il dovere di raccontare
nella sua crudezza. Ma che senso ha raccogliere dai social, che sono
fonte in quantità industriale di fake news e disinformazione, immagini
costruite come in un set fotografico? Oltretutto senza pensare alle
conseguenze che la divulgazione di immagini che coinvolgono i minori
possono ingenerare.
Il giornalismo deve fare un’attenta riflessione sul tema e lasciare fake
news e strumentalizzazione dei minori ai social. L’informazione è
un’altra cosa.”
Lo ha affermato il presidente del CNOG Carlo Bartoli intervenendo a Bari al premio giornalistico Michele Campione