(di Sofia Zuppa, praticante master LUMSA)
Intelligenza artificiale e giornalismo, un binomio ancora costellato di contraddizioni e interrogativi. In occasione di due anniversari significativi, quello dell’Ordine nazionale dei giornalisti che quest’anno ha compiuto 60 anni e quello della rivista MediaDuemila che ne compie 40, nella sede dell’Odg a Roma un corso di formazione è stato dedicato al rapporto tra questi due mondi non più così lontani. In che modo dovremmo guardare al futuro rispettando l’etica e tutelando i giornalisti? Al corso, intitolato Da Internet all’Intelligenza Artificiale generativa – giornali e giornalisti alla sfida della creatività, hanno partecipato anche i praticanti del Master in giornalismo dell’Università Lumsa.
I punti di maggiore convergenza sono stati la necessità di un quadro normativo condiviso sull’impiego delle nuove tecnologie e la preminenza, ancora indispensabile, della figura del giornalista.
La discussione, coordinata da Maria Pia Rossignaud, vice presidente TuttiMedia e direttrice Media Duemila, è stata introdotta dal presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine Carlo Bartoli: “I giornalisti hanno il dovere di discutere degli aspetti etici dell’applicazione dell’IA”. È seguito il saluto di Antonio Parenti, capo della rappresentanza della Commissione Europea in Italia, che ha esposto le azioni dell’Unione sul tema, tra cui l’IA ACT, un piano destinato a regolamentare l’impiego dell’intelligenza artificiale.
Franco Siddi, presidente dell’Osservatorio TuttiMedia e Confindustria radiotelevisioni, ha messo al centro la necessità di collaborare in questa nuova fase digitale e ricorda la battaglia culturale del giornalista ed ex presidente della Federazione degli editori (Fieg) Giovanni Giovannini: “L’Osservatorio da lui voluto intende essere un luogo aperto dove, a prescindere dalle differenze, si possa avviare un ragionamento condiviso che permetta di crescere insieme”.
Anche Derrick de Kerckhove di TuttiMedia e Media Duemila ha invitato a guardare avanti passando in rassegna i tre criteri tramite cui la trasformazione digitale si è realizzata: penetrazione, conversione e infine controllo.
Una voce del “nuovo mondo” è venuta da Costanza Andreini di Meta, una delle piattaforme protagoniste dell’informazione, che sottolinea l’importanza di “regole armoniche globali” per una regolamentazione a livello europeo e internazionale. Così come Andrea Cristallini di Google: “L’IA permette al giornalista di fare più cose insieme ma manca una strategia”.
Uno spaccato importante sul mondo dei media, dall’editoria alla pubblicità, lo hanno offerto Arcangelo Iannace della Fieg e Saverio Vero di Rai Pubblicità. Il primo ha sottolineato le caratteristiche dell’IA in rapporto all’editoria giornalistica con i rischi connessi e le garanzie che in ogni caso devono essere mantenute; Vero ha sottolineato il forte ruolo dell’IA anche nei processi della filiera della pubblicità. Stefania Cavallaro, giornalista del Tg4 (Mediaset), ha segnalato invece i rischi per il settore televisivo, tra cui il dilagare di fake news e immagini o video artificialmente creati per distorcere la realtà. Un fenomeno che spesso si verifica durante le guerre: “L’IA è entrata a gamba tesa nel conflitto in Medio Oriente e anche in quello russo-ucraino”. Rischio sottolineato anche da Sergio Piazzi, presidente dell’Assemblea del Parlamento Mediterraneo, che ha lanciato due quesiti: “Come contrastare l’uso nocivo dell’IA? Come assicurare che i media continuino il loro lavoro in maniera professionale?”. A rassicurare sull’indispensabilità della figura del giornalista è stato il giornalista Giampiero Gramaglia, che ha avvertito: “Ieri non non abbiamo sfruttato il passaggio dalla macchina da scrivere al computer, oggi non dobbiamo fare lo stesso con l’IA”.
Alla base dell’Intelligenza Artificiale ci sono gli algoritmi, processi solo all’apparenza semplici, spiegati nel dettaglio da Gino Roncaglia, professore associato di UniRoma3, che con un excursus approfondito a livello tecnico, ha chiuso la serie di interventi dimostrando come conoscenza e formazione siano la prerogativa fondamentale da cui partire per una consapevolezza maggiore, anche per i giornalisti. “Se c’è un settore che può agire oggi è il giornalismo”, ha concluso de Kerckhove.