È mancato all’alba di giovedì 28 aprile, il giornalista Luciano Ceschia, già segretario generale della Fnsi, era stato direttore del Piccolo e di altri quotidiani, presidente onorario dell’Assostampa Fvg. Nato a Trieste il 13 dicembre del 1934 da famiglia di origine istriana e friulana. Residente in Istria dal ’41 al ’48 e pertanto in possesso del decreto prefettizio che lo dichiarava “profugo”, era rientrato a Trieste. Iscritto alla Dc, inizialmente delegato provinciale dei giovani e quindi dirigente provinciale. Il primo ricordo della vita, è stao lui stesso a ricordarlo, è stata la manifestazione nella piazza Unità di Trieste il 18 settembre del 1938 nel corso della quale Mussolini annunciò le leggi razziali. Giornalista professionista dal 1958. Due anni di lavoro precario (dal giugno 1955) al Piccolo di Trieste. Redattore e caposervizio nelle redazioni provinciali di Trieste, Gorizia, Udine e Pordenone del Gazzettino di Venezia dal 1958 al 1966. Fu tra i primi giornalisti triestini a fare negli anni ’60 servizi da inviato in Istria che aveva lasciato da profugo nel 1948, riallacciando fra l’altro i rapporti, con la comunità degli italiani rimasti. Nel 1966 entrò in RAI dove ha lavorato per 14 anni, prima nella sede regionale del Friuli Venezia Giulia e, nel decennio ’70 – ’80, a Roma (giornale radio, a Radiosera dove si realizzò il primo esperimento dei giornalisti “in voce”); Fu capo redattore centrale, con direttore Sergio Zavoli. Quindi per tre anni fu direttore del Piccolo di Trieste (’81 – ’83) e per sei anni direttore dell’Alto Adige di Trento e Bolzano (’84 – ‘89). Eletto consigliere nazionale della Fnsi nel 1968 fu anche segretario per oltre un anno del Sindacato nazionale giornalisti Rai. Per oltre nove anni segretario generale della Federazione nazionale stampa italiana nel decennio ’70 – ’80, caratterizzato anche dal fenomeno terroristico contro i giornalisti: collaborò con il ministero degli Interni, allora ministro Cossiga, nella protezione dei colleghi minacciati dalle Br ma rifiutò sempre la scorta. Ha firmato 5 contratti nazionali di lavoro giornalistico che hanno esteso la partecipazione dei Comitati di redazione nella vita delle aziende; è stato tra l’altro introdotto il parere consultivo delle assemblee redazionali sulla nomina del direttore. Molte le iniziative, anche clamorose, per la difesa delle testate giornalistiche, come l’occupazione del quotidiano la Gazzetta del popolo di Torino, diventata cooperativa, e del Telegrafo-Tirreno che l’editore Monti voleva chiudere e che, dopo una lunga vertenza, venne acquisito dal Gruppo Espresso, primo della rete dei piccoli giornali del Gruppo. Ha promosso (con la collaborazione di esponenti dei partiti dell’arco costituzionale e dei più accreditati giuristi) la prima legge per interventi organici a favore dell’editoria che ha anche introdotto speciali tutele per i giornali in cooperativa e delle minoranze etniche: tra questi il Primorski Dnevnik, espressione della minoranza slovena. Negli anni ’90, rientrato in Rai, è stato Amministratore delegato e direttore generale della casa editrice Nuova Eri Edizioni Rai (proprietaria delle riviste Radiocorriere, Moda e King) con sedi a Roma, Milano e Torino, e Direttore generale della Fonit Cetra di Milano, entrambe proprietà al 100 per cento della Rai. Cofondatore e membro del direttivo della Scuola superiore di giornalismo radiotelevisivo della Rai nei primi anni di attività. Ha collaborato per molti anni a livello regionale e nazionale con il Sindacato pensionati italiani della Cgil nel settore della comunicazione. Alla famiglia il cordoglio e la vicinanza del  Presidente Carlo Bartoli e del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. 

STAMPA QUESTA PAGINA