Una delegazione di consiglieri nazionali del CNOG, ha lasciato la seduta in corso del consiglio nazionale per partecipare, in rappresentanza dell’Ordine, alla manifestazione organizzata a Roma da Amnesty International per chiedere alla Ministra degli interni inglese, che non firmi l’estradizione di Julian Assange.
L’appuntamento era alle 17 nei pressi dell’ambasciata del Regno Unito, in piazzale di Porta Pia, per ribadire che il giornalismo non è un reato e chiedere che le accuse nei confronti del cofondatore di WikiLeaks siano annullate. La Suprema Corte britannica ha confermato la sentenza di appello favorevole all’estradizione negli Stati Uniti di Julian Assange. La difesa del giornalista australiano aveva ottenuto di poter fare ricorso contro le decisioni prese dal tribunale. Ma, con tale orientamento, ormai la procedura è agli sgoccioli. La giudice Vanessa Baraister ha rimesso il dossier alla conservatrice ministra degli Interni, Priti Patel che dovrebbe entro il 18 maggio approvare l’ordine di estradizione. Amnesty International ha dichiarato che un’eventuale sua approvazione da parte della Ministra dell’Interno violerebbe il divieto di tortura e costituirebbe un precedente allarmante per pubblicisti e giornalisti di ogni parte del mondo. Senza contare che il temuto viaggio di Assange oltreoceano potrebbe essere senza biglietto di ritorno. L’accusa, in base ad una legge sullo spionaggio del 1917, ha chiesto 175 anni di reclusione. Una condanna a morte di fatto attende l’imputato, che ha trascorso già sette anni da rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra e altri tre nel penitenziario londinese di Belmarsh, la Guantanamo inglese. Come hanno denunciato Amnesty International, Reporters Sans Frontiers insieme a tanti attivisti civili, si tratta di una vera e propria persecuzione o persino, secondo l’inviato speciale delle Nazioni Unite Nils Melzer, di una tortura