Nella sede dell’Ordine, con il saluto del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano
Rievocata la figura del noto giornalista, l’evoluzione della professione e i suoi molteplici interessi, dallo sport alla politica. Il rapporto con Napoli. Dibattito con Bartoli, Riotta, De Masi e Recanatesi e con i figli Guido e Massimo Ghirelli
Non vi poteva essere titolo più appropriato “Antonio Ghirelli, il mestiere più bello del mondo” è il titolo del libro, curato da Guido e Massimo Ghirelli, dedicato al noto giornalista e che è stato presentato giovedì 3 novembre nella sede del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti a Roma.
Tramite una selezione di suoi articoli e numerose interviste e testimonianze, il volume ne ripercorre l’intenso percorso professionale e i molteplici interessi: dal dopoguerra alla democratizzazione del Paese, dallo sport alla politica. Ed è l’occasione, a cento anni dalla sua nascita, per delineare e commentare le innovazioni da lui introdotte nel giornalismo. Ghirelli è stato firma di punta del giornalismo sportivo, poi notista politico, portavoce al Quirinale e, a lungo, di Bettino Craxi, direttore del Tg2 Rai. Dagli anni sessanta agli anni ottanta ha lavorato in molte testate e vissuto l’evoluzione del giornalismo. Ha sempre tenuto alta l’attenzione per l’innovazione del giornalismo con l’arrivo delle tecnologia digitali, anche in età avanzata.
Della figura di Antonio Ghirelli e dell’evoluzione del giornalismo ne hanno parlato Carlo Bartoli, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti; Domenico De Masi, professore emerito di sociologia del lavoro; Franco Recanatesi, giornalista già al Corriere dello Sport e Repubblica e, in collegamento da New York Gianni Riotta, direttore master Giornalismo e Comunicazione multimediale. E’ intervenuto per un saluto il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano.
Presenti anche i due curatori del libro, i figli Guido e Massimo.
Recanatesi ha ricordato i momenti intensi in cui Ghirelli seguiva in particolare lo sport. Riotta rimarca come fosse stato, anche da portavoce, un persona indipendente pur avendo a che fare con caratteri difficilissimi come Pertini e Craxi.
Sangiuliano, ricorda quando fece documentario sul colere a Napoli e ricorda i consigli di Ghirelli “fu un maestro per me. Personaggio di grande umanità”. Anche De Masi si è soffermato sulla “napoletanità” di Ghirelli anche interpretata in chiave di modernità. Bartoli, “importante momento di incontro e dibattito, l’Ordine vuole essere un luogo aperto anche per un confronto sulla vita culturale de nostro Paese.”