C’è la storia del nostro paese dal dopoguerra ad oggi nel libro “Storia illustrata del giornalismo italiano: il ruolo del giornalismo nell’Italia repubblicana a 60 anni dall’Istituzione dell’Ordine dei giornalisti” ultimo lavoro di Giancarlo Tartaglia, storico del giornalismo e direttore della Fondazione Murialdi.

Realizzato grazie al contributo del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, in occasione del 60esimo anniversario della sua istituzione, il volume è stato presentato mercoledì 21 febbraio nella sede dell’Ordine nazionale a Roma, in via Sommacampagna. Pubblicato da Pacini Editore nella collana Storie illustrate, contiene l’introduzione di Carlo Bartoli, presidente del Cnog, e la prefazione di Luigi Contu, direttore dell’ANSA, che ha anche concesso l’accesso al suo patrimonio iconografico, composto da circa 13 milioni di immagini.

“Quello di Tartaglia è un racconto intelligente, accurato e minuzioso in cui si ripercorrono fatti che hanno accompagnato la nostra storia”, ha commentato il presidente dell’ANSA, Giulio Anselmi, sottolineando che “il ruolo del giornalismo è quello di raccontare i fatti, restando il più vicino possibile alla realtà. Molti giornalisti, però, pensando che avvicinarsi all’obiettività sia un percorso troppo difficile, hanno deciso di non puntarci nemmeno. Il giornalismo è anche protagonismo, un protagonismo che spesso si allontana dai fatti finendo nella provocazione fine a se stessa “. Anselmi ha quindi puntato il dito contro “l’eccessiva vicinanza al potere, che non ha fatto certo bene al giornalismo. L’autonomia e l’indipendenza sono la nostra condizione di vita” . Il libro intende infatti offrire anche una lettura visiva attraverso le foto tratte dall’archivio ANSA che, affiancando il testo, ricostruiscono la storia italiana dal dopoguerra ad oggi.”

Alla presentazione è intervenuto anche Stefano Folli , autore di una delle prime recensioni del libro che ha evidenziato come “Gli autori in realtà sono due: Tartaglia e Ansa, perché è un racconto per immagini e per parola scritta. Oggi siamo nel mezzo a un fiume che talvolta ha acque inquinate e solo la deontologia può salvarci” .

Luigi Contu ha quindi ribadito come questo sia “un progetto al quale abbiamo aderito con grande entusiasmo. L’archivio fotografico dell’ANSA è un patrimonio che non delude mai . Questo volume non è solo un grande contributo alla memoria, ma apre anche lo sguardo al futuro. – ha affermato Contu- Oggi, come già detto da Stefano Folli,  siamo in un fiume, dalle acque a volte avvelenate, ed è questo in questo ambiente che l’ANSA può svolgere un ruolo centrale, cercando di fornire gli strumenti per comprendere il mondo”.


Alla presentazione è intervenuto anche il sottosegretario all’Editoria, Alberto Barachini, che ha sottolineato il lavoro svolto dal governo nel sostegno alle agenzie di stampa e al mondo della carta stampata. “Stiamo lavorando sull’intelligenza artificiale per governala e metterla a sistema – ha proseguito -, per fare in modo che rappresenti una sfida e non un rischio. Un altro tema è quello del diritto d’autore, questo libro dimostra quanto sia importante difenderlo anche nei confronti della fotografia”.


Il presidente Bartoli ha spiegato di essere impegnato “in un dialogo serrato e faticoso con le istituzioni, perché questa professione può sopravvivere solo se le regole che la presidiano vengono aggiornate”. Poi, parlando del volume, ha affermato che “non si tratta di un libro sul giornalismo, ma un’opera che traccia la storia dell’Italia del dopoguerra vista attraverso i giornali, concentrandosi sul rapporto tra cronaca e storia. La storia si nutre di fatti e la cronaca ha compiuto già un atto di cernita. – Quindi il Presidente ha concluso- Cosa sarebbe stata Ustica senza Purgatori, l’armadio della vergogna senza i giornalisti, la mafia senza i tanti colleghi che hanno pagato anche con la vita. Quante prevaricazioni ci sarebbero state senza i giornalisti.”

“Conservare la storia del giornalismo ci può aiutare a non dichiararne la sconfitta. Forse morirà quello di carta, ma comunque non devono morire i giornalisti e la loro professionalità”, ha commentato Marina Macelloni, presidente della Fondazione Murialdi. Le conclusioni sono spettate a Giancarlo Tartaglia, dopo l’intervento dell’editrice del libro Francesca Pacini che ha ricordato come questo libro incarni quella che è la filosofia della casa editrice, dando lustro e orgoglio alla stessa. “Un libro pensato con l’obiettivo di ripercorre il dopoguerra – ha spiegato l’autore -, un periodo nel quale rinasce la libertà di stampa e nasce una nuova generazione di giornalisti. E’ un libro di sintesi che riguarda il passato, per il futuro ci stiamo attrezzando”.

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