La diffusione dell’intelligenza artificiale riguarda anche il mondo del giornalismo. Il ricorso a questa tecnologia pone però alcune questioni di natura deontologica: chi firma il pezzo se l’AI ha contribuito a scriverlo? Chi verifica le fonti dell’AI? Chi ha la responsabilità giuridica per i contenuti generati dall’AI? E a chi appartengono i contenuti realizzati dall’intelligenza artificiale? Dall’Europa all’Italia, le istituzioni stanno scrivendo le regole relative all’impiego di questa tecnologia. Il ricorso alla quale solleva anche questioni di natura etica. Questi i temi affrontati nel convegno La rivoluzione artificiale – regole e principi del giornalismo dell’AI organizzato in collaborazione con il Consiglio Nazionale dell’Ordine  dei Giornalisti (commissione cultura) a Varese, nell’ambito della dodicesima edizione del Festival Glocal.

Ad introdurre la discussione, moderata da Danilo De Biasio vicepresidente della commissione cultura del CNOG e direttore della Fondazione dei diritti umani, è stata Elena Golino presidente della stessa Commissione Cultura del Consiglio Nazionale. Primo relatore ad intervenire: il sottosegretario all’Editoria, con delega all’informazione Alberto Barachini che ha evidenziato la necessità di un intervento rapido, «perché è una tecnologia che va molto più veloce di noi. Il primo contributo – ha anticipato – potremo darlo all’inizio dell’anno, con la presidenza italiana del G7: dovremo dare alla presidente Meloni gli strumenti per mettere questo argomento al centro del dibattito». La segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante ha ricordato che «Abbiamo chiesto agli editori un confronto sindacale sull’introduzione dell’uso dell’intelligenza artificiale nelle redazioni. La Fnsi – ha ribadito – ritiene che l’intervento dell’IA generativa possa concretizzare un grave rischio per l’occupazione. Non facciamo battaglie di retroguardia sapendo che non possiamo fermare lo sviluppo tecnologico, ma non rinunceremo mai alla tutela dei posti di lavoro. Devono essere i giornalisti a governare l’uso dell’intelligenza artificiale. Informazione e informatica non possono coincidere ma devono confrontarsi». Stefano De Alessandri, responsabile relazioni sindacali della Fieg, nel suo intervento ha evidenziato come «siamo di fronte all’inizio di una sfida epocale. Bisogna guardare al passato e non ripetere gli stessi errori. È impossibile ostacolare il cambiamento tecnologico, il tentativo è quello di governarlo. A livello internazionale alcuni editori stanno consentendo l’accesso a pagamento ai propri contenuti, credo che si andrà verso questa direzione». La parola è quindi passata a Brando Benifei, Capodelegazione del Partito democratico e relatore dell’AI Act al Parlamento Europeo, ha ricordato che nel testo è specificato che l’introduzione dell’AI nei luoghi di lavoro prevede che i lavoratori ne siano informati e che sul tema ci sia confronto con le rappresentanze sindacali. «Serve tutelare il lavoro dei giornalisti», ha ribadito, ricordando che la competenza di fare leggi sull’Intelligenza artificiale sia di competenza esclusiva del Parlamento europeo. Carlo Bartoli, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, ha sottolineato come : «La situazione che si sta costruendo in Europa ci rassicura molto più che altrove. Il tema principale è la tutela dell’occupazione. Il cuore dell’attività giornalistica è il lavoro di verifica: continuerà ad essere essenziale.- ha aggiunto il presidente- L’integrazione tra uomo e Intelligenza artificiale  è necessaria, ma occorre un arricchimento culturale per confrontarsi. Il ruolo dell’Ordine dei giornalisti è anche quello di creare consapevolezza». Poi ha lanciato una proposta: “dovremmo creare delle Creative Commons in autoregolamentazione, un impegno di buona pratica da parte delle testate e di chi fa informazione, che dovrebbero dotarsi di strumenti per informare sull’uso dell’A.I. Questo generebbe fiducia in chi legge e darebbe trasparenza.”
In collegamento da remoto il sociologo belga naturalizzato canadese, Derrick De Kerckhove, tra i più illustri ed autorevoli sociologi al mondo. Esperto di temi che riguardano l’influenza dei nuovi media sulla società, ha ricordato che : «Anche il giornalismo ha utilizzato sistemi automatizzati negli ultimi 20 anni, le cose cambiano quando da automatizzati diventano autonomi. La macchina- ha sottolineato- non è più soltanto uno strumento».

GUARDA IL CONVEGNO: https://www.youtube.com/watch?v=_xQbru2eESA 

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