Autore: Vittorio Zucconi
Editore: la Repubblica (2021), pag. 255, Euro 9,90
Da Muhammad Ali a Donald Trump, sono raccolti in queste pagine 50 ritratti giornalistici delle protagoniste e dei protagonisti della nostra storia, come Michelle Obama e Hillary Clinton, Dwight Eisenhower, Steve Jobs, Martin Luther King, Nancy e Ronald Reagan. Senza dimenticare personaggi del cinema (Fred Astaire, Marlon Brando) e dello sport (Jury Chechi, Cesare Maldini, Michael Jordan). Tutti a firma di Vittorio Zucconi, raccontati in modo indimenticabile.
L’inizio dell’articolo, ricorda nell’introduzione Paolo Garimberti, a lungo “suo compagno di banco”, era l’incubo di Zucconi, come di tutti i giornalisti-raccontatori che “fanno di ogni loro articolo un piccolo romanzo”.
Il libro, sottolinea poi Garimberti, riporta alcuni incipit che sono dei “veri spot di cronache che hanno fatto la Storia”: «Due uomini, due storie, una pace» (Rabin e Arafat alla Casa Bianca); «La donna che voleva tutto e si ritrova con niente» (Hillary Clinton sconfitta da Donald Trump alle elezioni presidenziali). Uno dei più belli è l’incipit dedicato a Rosa Parks, la donna che fu arrestata per non aver ceduto a un bianco il suo posto in un autobus. E che, con quel gesto, diede un colpo di grazia al segregazionismo negli USA. Il 26 ottobre 2005, Zucconi cominciò così l’articolo: “Si può cambiare il mondo anche mettendosi a sedere, senza sparare un colpo, senza mettere bombe, accomodandosi sul sedile proibito di un autobus in Alabama e poi rifiutandosi di alzarsi”.
Ogni personaggio è raccontato con uno stile unico, inimitabile. Per Neil Armstrong, Zucconi “pennella” queste righe: “Le impronte dei suoi stivali resteranno nei secoli dei secoli, impresse sul mare immobile di polvere lunare, ma il passo di Neil Armstrong, il primo essere umano ad avere camminato oltre la Terra, fu sempre leggero e timido, fra noi umani”. E per Charles Lindberg, nel 2007, ottant’anni dopo il volo, senza soste intermedie, da Long Island a Parigi, Zucconi rievocò in questo modo la sua impresa: “Erano le sette e cinquantadue del 20 maggio 1927, su un prato dell’isola di Long Island chiamato Roosevelt Field, dove oggi uno shopping center offre le solite cianfrusaglie fabbricate in Cina e i bambini non alzano neppure più il naso a guardare i Jumbo partiti dal Kennedy verso quell’Europa che raggiungeranno in sette ore e che l’uomo del carretto alato avrebbe impiegato trentatrè ore e mezza per toccare. Facendo di lui, di Charles Augustus Lindberg, il Cristoforo Colombo alla rovescia, il navigatore che avrebbe aperto agli americani le rotte aeree dell’Europa, come il genovese aveva aperto le rotte navali per l’America agli europei…Fu l’americano che scoprì l’Europa”.
“Vittorio Zucconi aveva sfruttato al meglio le doti che facevano di lui un giornalista al di fuori degli schemi tradizionali, forse unico”, ricorda Garimberti. In poche righe accoppiava l’intuizione del cronista, attento osservatore dei fatti e dei comportamenti, alla fantasia dello scrittore “capace di giocare con la magia delle parole”.
A Washington per “la Repubblica”, nel 2005, trentadue anni dopo il Watergate, quando morì Mark Felt, la “Gola profonda”, quella fonte che il giovane cronista del “Washington Post” Bob Woodward incontrava nel garage sotterraneo, Zucconi “cesellò” uno dei suoi storici incipit: “Era agosto, in un’altra mattina d’estate americana che avrebbe cambiato il mondo, quando la ‘Gola profonda’ divorò un presidente”. Da antologia anche la chiusura del ritratto di Felt: “In quella gola precipitò l’intera Casa Bianca”.
Guglielmo Zucconi (1944-2019), dopo aver cominciato nel 1963 come cronista a “La Notte” di Milano, ha lavorato per “La Stampa”, il “Corriere della Sera” e “la Repubblica”, come corrispondente da diversi paesi, per stabilirsi nel 1985 a Washington. E’ stato per oltre vent’anni direttore di Radio Capital. Ha pubblicato vari libri, tra i più recenti: “L’aquila e il pollo fritto. Perché amiamo e odiamo l’America” (2008), “Il caratteraccio” (2009), “Il lato fresco del cuscino. Alla ricerca delle cose perdute” (2018). E’ Autore del libro autobiografico “Parola di giornalista” (1990).