Autore: Marino Bartoletti
Editore: Gallucci  (2020), Pag.351, Euro 16,50

Più che un romanzo è una favola, dove Bartoletti descrive persone che ha amato (molti sono emiliani-romagnoli). In un Aldilà un po’ religioso e un po’ pagano, dove vibrano le ali degli angeli e rumoreggia il tuono di un Padreterno non troppo intransigente, si sta per allestire una cena memorabile.

Quando il Grande Vecchio (Enzo Ferrari) arrivò davanti al Grande Vecchio Titolare gli fu riservato un trattamento di tutto rispetto, quasi esclusivo: un ufficio privato, con foresteria annessa, e un assistente personale (Francangelo), un cherubino di grande esperienza.

Bartoletti scrive che il Grande Vecchio era sicuro che in quel luogo avrebbe trovato amici straordinari. La sua vita, un po’ riservata, gli aveva comunque consentito di frequentare uomini potenti, dive bellissime, campioni e artisti: molti li avrebbe rivisti volentieri, qualcuno che – per anagrafe – aveva solo incrociato lo avrebbe voluto conoscere meglio.

Così stilò un elenco e pregò Francangelo di cercarli. Quando vide arrivare quel celebre tenore con un grande foulard al collo, quel bravo pilota con lo sguardo malinconico, quel ragazzo timido con la bandana in testa, quella principessa col sorriso un po’ triste e altri ospiti importanti capì di avere avuto una bella idea.

Merito del successo della cena, per Bartoletti, va anche a Francangelo che non si negò la gioia di consegnare a uno a uno gli inviti. Il cartoncino riportava: “L’ingegner Enzo Ferrari è lieto di invitare la SV al convivio che si terrà domani alla prima ora dell’imbrunire nella sua residenza. E’ gradito che il dress code, affidato alla sensibilità della SV, sia accompagnato da una suggestione di colore rosso”. Inviti tutti uguali; l’unico personalizzato era quello di Lady D, in cui SV era stato sostituito da HRH, che stava per “Sua Altezza Reale”. Busta bianco avorio, come il biglietto; sul triangolo di chiusura della parte frontale l’inconfondibile cavallino nero stampato in rilievo su uno scudetto giallo sovrastato dal tricolore italiano.

Con leggerezza di scrittura, Bartoletti racconta che i dieci invitati  furono posizionati dal Grande Vecchio intorno a una tavola rotonda: “Non ci saranno capitavola, non ci saranno angoli meno pregiati di altri, anzi non ci sarà proprio alcun angolo”. E cena fu! Piena di ricordi, terminata con scambio di doni. Enzo Ferrari diede il primo a Maria (Callas), che gli era vicino, pregandola di aprirlo e di mostrarlo. Le sue mani eleganti estrassero dalla scatola gialla, con il simbolo della Ferrari sul coperchio, il cavallino nero con le piccole pietre rosse che gli incendiavano gli occhi, fatto preparare appositamente per l’occasione. Nel biglietto dedicato c’era scritto: “A Maria, mia amica adorata, regina del canto e padrona dei cuori che battono per la musica”. Ogni dono era accompagnato da un ricordo personalizzato. Come quella per Nuvolari: “A Tazio che, con il suo smisurato coraggio, ha tradotto in immortalità i sogni di chi credeva solo nel progresso”. Sul biglietto del maggiore Baracca c’era scritto: “A Francesco, che ben prima di me ha portato in Cielo e anche oltre la gloria del cavallino”. Alla fine non fu facile congedarsi. Perché in tutti la gioia di quell’evento straordinario era velata dal dubbio che potesse rimanere un’esperienza unica. Di certo se ne andarono tutti felici. Come nelle favole, “qualcuno addirittura notò che un ufficiale e una principessa si allontanarono sfiorandosi la mano”.

La prefazione del libro, finalista al “Premio Bancarella 2021”, è di Alessandro Cattelan.

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